Marco Di Lauro sul banco degli imputati: prende il via il processo in Assise Appello sull’omicidio Romanò, vittima innocente

Il boss Marco Di Lauro catturato dopo 14 anni di latitanza (foto Kontrolab)

Marco Di Lauro, il boss di Secondigliano rimasto latitante per quasi 15 anni (è stato arrestato a Chiaiano lo scorso 2 marzo), torna sul banco degli imputati. Questa mattina si apre il processo in Corte d’Assise d’Appello che lo vede imputato, unico, per l’omicidio di Attilio Romanò, il 29enne ucciso per errore dalla camorra il 24 gennaio del 2005. Di Lauro – che sarà collegato in video-conferenza dal momento che è detenuto in regime di carcere duro – è accusato di essere il mandate di quel delitto.

Attilio Romanò stava lavorando in un negozio di telefonia mobile a Secondigliano quando un killer entrò nel locale, aprì il fuoco e lo uccise. Al posto di Attilio Romanò, hanno poi ricostruito gli inquirenti, sarebbe dovuto morire il titolare del negozio, questo perché l’uomo – non inserito in contesti criminali – era il nipote del ras scissionista (detenuto) Rosario Pariante (oggi pentito). Una vendetta trasversale, che avrebbe dovuto scandire la faida scoppiata nell’ottobre precedente tra il clan Di Lauro e l’ala scissionista guidata dagli Amato-Pagano.

Condannato in primo e in secondo grado alla pena dell’ergastolo, Marco Di Lauro si è visto cancellare l’ergastolo dalla Corte di Cassazione che ha disposto un nuovo processo d’Appello. Processo che si apre stamattina dopo una lunga attesa. Per l’omicidio di Attilio Romanò è stato condannato in via definitiva Mario Buono, indicato come il killer che aprì il fuoco senza avvedersi dello scambio di persona. Buono è stato condannato all’ergastolo.

Nell’inchiesta rimase coinvolto anche Cosimo Di Lauro, pure lui indicato come mandante. Cosimo Di Lauro fu arrestato pochi giorni prima della morte di Attilio Romanò. Secondo la procura aveva lasciato al fratello Marco un elenco di vittime da colpire. Ma l’accusa non resse già in primo grado. Cosimo Di Lauro fu assolto dalla Corte d’Assise di Napoli e la procura non ha impugnato la sentenza, facendo così diventare il verdetto definitivo.

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lunedì, 1 Luglio 2019 - 09:30
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