Coronavirus, la fine dei rapporti sociali per decreto: stop agli eventi, cultura e sport off limits. Tutte le misure del Governo

Coronavirus

Un documento di 13 pagine e 5 articoli firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e controfirmato dal ministro della Salute Roberto Speranza: è il decreto, in vigore da domenica 8 marzo fino a venerdì 3 aprile, che contiene le nuove disposizioni in materia di Coronavirus. L’atto divide l’Italia in due: un’ampia zona rossa, anche se il Governo non vuole definirla così preferendo chiamarla ‘arancione’, composta dalla Regione Lombardia e dalle Province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia e poi il resto d’Italia. Norme rigide su spostamenti e contatti, lavoro e attività sociali: più rigide nelle aree del Nord, basti pensare al fatto che vengono ‘chiuse’, sono sospese entrate ed uscite, e norme altrettanto rigide, che non limitano però la circolazione, nel resto della Penisola. Vediamole nel dettaglio, specificando che in queste ore l’esecutivo guidato da Conte è al lavoro per dissipare qualunque dubbio di natura interpretativa legato al Dpcm ora che è pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Zona arancione chiusa

La prima norma riguarda, appunto, le due aree del Nord indicate. Qui sono vietati  gli spostamenti in entrata e uscita e ci si potrà muovere soltanto per emergenze o «comprovate esigenze lavorative», che dovranno però essere autorizzate dal prefetto. Divieto assoluto di mobilità invece per chi sia stato in quarantena. Le scuole resteranno chiuse fino al 3 aprile, come università ed accademie mentre bar e ristoranti potranno restare aperti dalle 6 alle 18 ma solo facendo rispettare l’obbligo della distanza di sicurezza tra clienti, pena la sospensione.

Sospesi gli esami per la patente, chiudono anche palestre, centri benessere, spa, piscine; sono sospesi gli eventi sportivi tranne quelli a porte chiuse mentre i centri commerciali saranno chiusi solo nel fine settimana. Le altre attività commerciali possono rimanere aperte ma solo con l’obbligo della distanza rispettato. Chiusi musei, piste da sci e sospese le procedure concorsuali.  Stop a matrimoni e funerali, gli eventi pubblici e privati anche culturali e ludici, sia al chiuso che all’aperto. Chiuse le sale scommesse e le sale Bingo, oltre alle discoteche.

Il lavoro nella zona arancione

I datori di lavoro devono  favorire la fruizione di periodo di congedo ordinario o di ferie.

Le restrizioni su tutto il territorio nazionale

Le altre norme riguardano invece il resto d’Italia: le scuole resteranno chiuse fino al 15 marzo, le gite saranno sospese fino al 3 aprile. Obbligo di sospensione di eventi cinematografici, teatrali, eventi e spettacoli di qualsiasi natura «svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato». Stop anche per i musei. Saracinesche abbassate anche per pub, scuole da ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati.

Chi ha un ristorante o un bar può restare aperto ma garantendo la distanza di sicurezza di almeno un metro. Così per palestre e piscine. Fra le misure di prevenzione (punto C dell’articolo 3) gli spostamenti delle persone fisiche limitate ai casi strettamente necessari. E’ vietato agli accompagnatori di pazienti permanere nelle sale di attesa dei pronto soccorso e sono limitati anche gli accessi in ospedale per le visite ai degenti. Anche nel resto d’Italia chi è in quarantena preventiva o sia risultato positivo al virus non può muoversi da casa.

Sono sospesi matrimoni e funerali e da ieri, 8 marzo, fino al 3 aprile, anche tutte le celebrazioni religiose, comprese le Messe. Idem per congressi, meeting ed eventi in cui è coinvolto il personale sanitario. Come nella zona arancione anche nel resto d’Italia si raccomanda ai datori di lavoro di favorire la fruizione di periodo di congedo ordinario o di ferie.

I rientri in Italia

Se si torna in Italia passando da zone a rischio epidemiologico deve comunicarli all’Asl, ma non c’è obbligo di comunicazione ad Asl e medico curante se si arriva da Lombardia e dalle 14 province ‘chiuse’ a meno che non si arrivi dall’esterno passando per zone a rischio epidemiologico.

Proprio in tema di spostamenti, non scatta l’obbligo di comunicare all’Asl o al medico curante se si arriva dalla Lombardia o dalle 14 province, a meno che non si arrivi in Italia dall’estero essendo passato da una zona a rischio epidemiologico. «Le limitazioni introdotte – si legge – non vietano gli spostamenti per comprovati motivi di lavoro. Salvo che siano soggetti a quarantena o che siano risultati positivi al virus, i transfrontalieri potranno quindi entrare e uscire dai territori interessati per raggiungere il posto di lavoro e tornare a casa». I cittadini in viaggio nelle ‘zone di sicurezza’ devono autocettificare per spiegare le «comprovate esigenze» lavorative, di salute o le situazioni di necessità alla base degli spostamenti. Per garantire il rispetto delle disposizioni ci saranno controlli nelle stazioni, negli aeroporti e lungo le strade della Lombardia e delle 14 province.

Autotrasportatori e ferrovieri possono spostarsi a meno che non siano in quarantena, ovviamente solo per esigenze lavorative. «Le merci possono entrare ed uscire dai territori interessati. Il trasporto delle merci è considerato come un’esigenza lavorativa: il personale che conduce i mezzi di trasporto può quindi entrare e uscire dai territori interessati e spostarsi all’interno degli stessi, limitatamente alle esigenze di consegna o prelievo delle merci» ha precisato una nota esplicativa del dpcm pubblicata sul sito del governo.

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lunedì, 9 Marzo 2020 - 09:30
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