Napoli, strage dei Vastarella alla Sanità: chiesti 4 ergastoli e una condanna a 30 anni. Giuria popolare collegata in video

di Manuela Galletta

Gli imputati, detenuti, rigorosamente collegati in video-conferenza. Avvocati a un metro di distanza gli uni dagli altri e con tanto di mascherina a coprire naso e bocca. Di fronte a loro il banco riservato ai giudici, che si presenta insolitamente vuoto.

Aula 115 del Tribunale di Napoli, questa mattina: dinanzi ai giudici della Corte d’Assise è in corso l’udienza sulla strage dei Vastarella alla Sanità, sotto accusa vi sono il boss Antonio Genidoni e alcuni esponenti del suo gruppo. E’ la prima udienza dopo il blocco del lockdown. In postazione ci sono solo il presidente della Corte e il giudice a latere. La giuria popolare no, non c’è: è collegata in video-conferenza da un’altra aula del Tribunale, quando invece nel pre-emergenza è sempre stata posta accanto di presidente e giudice a latere. Questo allo scopo di evitare ‘assembramenti’. E’ in questo clima surreale che il pubblico ministero Urbano Mozzillo prende la parola per la requisitoria, non prima, però, che vengano risolti i soli problemi tecnici per attivare i video-collegamenti. Problemi che, per inciso, ritardano i ‘lavori’ di ben due ore, creando non poca insofferenza anche alla luce del fatto che in aula l’aria è afosa e i condizionatori non vengono fatti accendere per precise disposizioni della procura generale. Quando l’udienza è aperta, il pm si alza in piede e riavvolge il nastro dell’inchiesta e del processo. Parla a lungo e senza mascherina: il presidente della Corte, assicuratosi dell’esistenza del metro e più di distanza tra il magistrato e il banco dei giudici e tra il magistrato e gli avvocati, accorda la possibilità di sfilarsi il dispositivo di protezione, cosa che invece, in un altro processo pure in corso questa mattina (quello in Appello sull’omicidio del tatuatore Gianluca Cimminiello) non viene accordata all’avvocato difensore del boss imputato Arcangelo Abete che è costretto a discutere con la mascherina.

La requisitoria del pm si chiude con la condanna all’ergastolo per il boss Antonio Genidoni (detenuto in regime di carcere duro dall’aprile 2019), accusato di avere ordinato la strage benché fosse detenuto agli arresti domiciliari nel Milanese, per Emanuele Esposito, accusato di avere fatto parte del commando, per Alessandro D’Aniello, e per Addolorata Spina, la madre di Genidoni. Trent’anni di carcere, invece, sono stati proposti per Vincenza Esposito, la moglie di Antonio Genidoni: il pm ha chiesto le attenuanti generiche. Gli imputati rispondono di duplice omicidio e di triplice tentato omicidio con l’aggravante della matrice camorristica per avere agito al fine di agevolare la cosca di appartenenza, il clan Esposito-Genidoni. Le accuse – che poggiano su un fitto brogliaccio di intercettazioni telefoniche e ambientali – fanno riferimento all’agguato che si consumò la sera del 22 aprile 2016 in via Fontanelle alla Sanità. Un commando in sella a degli scooter sparò all’impazzata all’esterno di un circolo ricreativo uccidendo Giuseppe Vastarello e Salvatore Vigna, e ferendo Dario Vastarella, Antonio Vastarella e Alessandro Ciotola.

Secondo l’impostazione accusatoria, l’agguato scandì una delle fasi della faida all’epoca in corso tra i Vastarella e gli Esposito-Genidoni per il controllo del rione Sanità: durante il conflitto i Vastarella arrivarono a cacciare dal rione anche le donne degli Esposito-Genidoni, circostanza che portò ad un innalzamento del terrore e fece da detonatore della strage. Una strage cui seguì l’agguato, avvenuto a Marano, in cui rimasero uccisi il padre e il fratello di Emanuele Esposito, entrambi estranei a logiche malavitose: il sospetto degli investigatori è che i parenti di Esposito rimasero vittime di una vendetta trasversale ma ad oggi per questa vicenda non ci sono stati arresti. Dopo la requisitoria del pm, l’udienza è stata rinviata al 21 maggio per le discussioni degli avvocati degli imputati, discussioni che proseguiranno il 4 giugno quando, salvo rinvii, dovrebbe arrivare la sentenza.

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giovedì, 14 Maggio 2020 - 15:22
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