Ercolano dice addio a don Raffaele, il parroco che guidò la riscossa civile contro i camorristi. Scrisse: «Mandate l’Esercito»

In molti hanno pubblicato questa pagina di Cronache di Napoli che ricorda le battaglie del sacerdote

Quando la camorra teneva sotto scacco la città, facendo ferro e fuoco e spartendosi i rioni e i destini della gente, ad Ercolano una voce si alzò, nel silenzio della paura e della connivenza. Era quella di don Raffaele De Falco, oggi ricordato sulle cronache con sacerdote anti-camorra, passato alla storia per avere svolto in pieno il suo ruolo di pastore di una comunità annichilita dalla malavita. Don Raffaele scrisse alla Commissione straordinaria che nel 1993 amministrava la cittadina degli scavi e al presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro parole veementi. La frase rimasta impressa fu «Fate venire l’esercito», estrema invocazione di aiuto del parroco ma anche un grido altissimo, levato quando parlare di camorra a Ercolano e non solo era un pericolo e basta. Non c’era spazio per eroi.

Ieri quel prete anti-camorra è morto a 77 anni, spezzato dal Covid che lo aveva aggredito quando già lottava contro uno stato di salute precario. Lascia una pesante eredità di fede ma soprattutto di impegno civile. «È stato per la Chiesa e la città di Ercolano il sacerdote dell’annuncio del Vangelo e della denuncia del male» ha commentato il parroco don Marco Ricci.

«Quando il nome dei camorristi veniva citato a bassa voce – ha scritto il sindaco Ciro Buonajuto –  nel timore che qualcuno sentisse, c’era un parroco ad Ercolano, che invece gridava tutto il suo disappunto e la sua rabbia contro chi seminava paura e morte nelle strade della nostra città. “Fate venire l’esercito”, scriveva di suo pugno in una lettera inviata alla Commissione Straordinaria che reggeva le sorti del Comune e al Presidente della Repubblica.  In quella infuocata estate del 1993, Don Raffaele Falco, si fece portavoce della voglia di riscatto e di giustizia di un’intera comunità. Furono le sue parole, i suoi messaggi, il suo grido di aiuto a smuovere le coscienze di tutti. Le forze dell’ordine arrivarono in città e andarono nelle case dei camorristi. Iniziò, grazie alle parole di quel parroco, quella lunga onda di anticamorra che ha permesso alla nostra Ercolano di trovare il coraggio di denunciare, di combattere e di vincere la sua battaglia contro l’illegalità. Ascoltando le parole di quel sacerdote, dentro di me trovai la forza per iniziare a gridare anche io che la camorra doveva essere sconfitta, che la parte sana della mia città doveva avere la meglio.  Oggi Don Raffaele Falco è ritornato alla Casa del Signore, Ercolano si sente più triste, ma in noi resteranno indelebili i suoi insegnamenti e la sua straordinaria forza. Grazie Don Raffaele».

«La comunità di Ercolano ha perso un riferimento importante per la lotta alla camorra – scrivono invece i ragazzi di Radio Siani, nata proprio negli anni del riscatto in un bene che era stato della camorra – Il primo sacerdote ad accendere un riflettore sulla presenza asfissiante della camorra nella città degli Scavi. Il primo a scrivere pubblicamente mettendoci la faccia al Presidente della Repubblica. Nonostante la commissione prefettizia in città, all’epoca la camorra reagiva e rivendicava il controllo delle attività illecite e don Raffaele si fece portavoce di un grido di allarme alle istituzioni. Quel grido si é fatto eco fino ai giorni nostri, é stato d’esempio e sprono per le stagioni del “Modello Ercolano”. Ora quel grido non basta più, le istituzioni da sole non possono più farcela, é il momento di un grido alla consapevolezza di tutti. La speranza è che il suo esempio resti vivo nella memoria della Città, per continuare ad essere un modello cui ispirarsi per il bene di tutti».

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lunedì, 25 Gennaio 2021 - 09:53
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