Rigopiano, assolto l’uomo che depose un fiore per il figlio. Era l’unico ‘colpevole accertato’ di un processo mai iniziato

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E’ finita come era giusto finisse,  con una assoluzione per la tenuità del fatto. E’ la storia processuale, breve eppure simbolica, che ha dovuto affrontare Alessio Feniello, papà di Stefano che è una delle 29 vittime della strage nell’Hotel di Rigopiano. La colpa di Alessio, quella che lo ha fatto finire davanti a un giudice, è stata aver violato i sigilli del luogo in cui il 18 gennaio del 2017 una frana (e tante malversazioni) spazzarono via la vita di suo figlio e di altre 28 persone. Voleva portare un fiore su quella che erano diventata la tomba del suo ragazzo, fu denunciato e, si disse al momento del processo, divenne l’unico ‘colpevole accertato’ di una vicenda giudiziaria che tra Covid e tempi della giustizia, langue senza rispetto per le vittime e i loro familiari.

Ieri il giudice di pace di Pescara ha assolto Feniello, che era stato colpito da decreto penale il 9 gennaio del 2019, per tenuità del fatto. Con tenacia e coraggio, Alessio aveva reagito a quel decreto che, sebbene avesse conseguenze lievi, rappresentava un ulteriore oltraggio al dolore e alla memoria. Si può condannare un padre per un fiore lasciato sulla terra che ha inghiottito il figlio?

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Ora, ha poi scritto il protagonista di questa vicenda su Facebook, «pensiamo ai veri colpevoli». Ma la ricerca di verità e giustizia della famiglia di Stefano e non solo ha tempi purtroppo lunghi. Il processo sulla strage di Rigopiano prevede un rinvio dell’udienza, prevista per oggi, di almeno due mesi in attesa di un allentamento delle restrizioni e dei contagi; dal 30 ottobre scorso a Pescara non si tiene udienza, di rinvio in rinvio, sono trascorsi due anni; a pesare è il Covid per un processo monstre che richiede l’utilizzo di quattro aule separate e collegate in video che non offrono però garanzie di distanziamento alle oltre cento persone tra avvocati e parti che dovrebbero essere presenti. C’è chi propone le udienze da remoto, ma non pare possibile. Tutto ruota intorno al miglioramento dell’emergenza. Per la prescrizione del reato base (disastro colposo) sono necessari dodici anni. Tra rinvii, tatticismi e tecnicismi, ne sono trascorsi già due.

venerdì, 5 Marzo 2021 - 10:11
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