A Ercolano il primo centro anti-violenza nel solco dell’esempio di Annabella Cozzolino. Bonetti: «Un faro per le donne»

ministro elena bonetti
Il ministro Elena Bonetti a Ercolano
di Bianca Bianco

Annabella Cozzolino era una donna forte e coraggiosa che si è spesa fino alla fine dei suoi giorni per la causa dei diritti delle donne in un territorio spesso ostile come quello di Ercolano (in provincia di Napoli). E’ più che simbolica, dunque, la scelta dell’amministrazione comunale della città vesuviana di intitolare a lei il suo primo centro antiviolenza che nasce nei locali di via Marconi e diventerà, si spera, punto di riferimento per quelle donne che, ancor più in periodo di pandemia, rischiano di diventare invisibili. Un luogo di incontro, di condivisione, di ascolto, di aiuto concreto.

A scoprire la targa del centro antiviolenza insieme al sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto è arrivata da Roma il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti. In platea, il prefetto di Napoli Marco Valentini, il generale dell’Arma dei Carabinieri Canio La Gala, molti esponenti della politica regionale (tra questi l’assessore regionale Mario Morcone, l’onorevole Gennaro Migliore di Italia Viva, il deputato e collega di partito Catello Vitiello, il consigliere regionale Pd Massimiliano Manfredi, il consigliere regionale Loredana Raia, il consigliere regionale di Forza Italia Annarita Patriarca) e tanti cittadini di Ercolano giunti a riconoscere con la loro presenza soprattutto l’impegno in vita di Annabella Cozzolino, i cui familiari erano nel pubblico. Ed è spettato proprio a suo figlio Ciro, oggi giornalista, rendere il ritratto più sincero e commovente della figura della madre: «Una mamma – ha detto – che si faceva carico dei problemi degli altri, che tornava tardi a casa la sera, che mi ammoniva di non diventare come quegli uomini con cui le donne che aiutava avevano a che fare». Una persona che ha vissuto l’impegno civile sulla propria pelle: «Ricordo ancora – ha continuato – quando una signora col suo bambino, lei impaurita lui con gli occhi persi, si presentarono a casa nostra a Natale. Quella donna poi andò via abbracciando mamma in lacrime e capii quanto mia madre fosse unica e speciale. Oggi la città fa un dono bellissimo alla mia famiglia».

Il giornalista Ciro Formisano, figlio di Annabella Cozzolino

Ma il Centro anti-violenza vuole soprattutto essere un dono alla comunità, a quella parte fragile e inascoltata, come ha spiegato il sindaco Buonajuto: «Questa inaugurazione per Ercolano ha un valore simbolico – ha dichiarato – per il disagio sociale ed economico, per la violenza non solo fisica e che a volte non viene nemmeno percepita come tale con cui facciamo i conti. Qui viviamo una situazione difficile, le donne di Ercolano sono per l’80% disoccupate. Spero che questo luogo diventi un punto di ascolto e di denuncia ma soprattutto di prevenzione: dobbiamo far capire alle ragazze che ogni comportamento che lede la loro dignità va denunciato».

«Un’occasione preziosa e importante questa giornata – ha spiegato l’onorevole Gennaro Migliore, coordinatore regionale di Italia Viva – Qui ad Ercolano si continua sull’esempio di Annabella Cozzolino, sul percorso tracciato dalle donne che si impegnano per aiutarne altre. Oggi siamo uniti, siamo di fronte ad un impegno corale indispensabile nella prospettiva della liberazione delle donne e della tutela delle donne maltrattate».

«Ogni violenza inferta ad una donna è inferta a Dio» recita invece la lettera inviata dall’arcivescovo di Napoli Battaglia, peraltro il primo ad aprire un luogo simile negli anni dell’impegno clericale e sociale in Calabria. Il vescovo cita Papa Francesco, che sulla causa della violenza di genere ha speso parole di condanna. Chiesa, istituzioni, politica, dunque, unite per una buona causa nel nome di una cittadina per bene e che tanto ha dedicato alla sua comunità.

Una storia esemplare colta dal ministro Bonetti: «Questa intitolazione  ad una donna forte e coraggiosa – ha dichiarato – è un segnale importante e testimonia che nel cuore della città di Annabella Cozzolino ci sono luoghi di speranza. Contrastare la violenza contro le donne impone concretezza, impone la condanna a qualunque subcultura che tenda a svalutare gli altrui diritti. Serve la sinergia tra forze dell’ordine, istituzioni, associazioni ma soprattutto dei cittadini che devono rimanere accanto a queste donne, perché la solitudine è l’arma migliore del carnefice contro la sua vittima».

«Spesso le donne non denunciano perché temono che fuori non ci sia nulla per loro, invece bisogna far capire che noi ci siamo e diamo una mano. Con servizi che educhino alla parità di genere, percorsi formativi e lavorativi per le donne, reddito di libertà per le vittime di violenza. La comunità, la prossimità, la legalità sono le armi migliori per sconfiggere violenza e isolamento».

venerdì, 7 Maggio 2021 - 20:23
© RIPRODUZIONE RISERVATA