Università Pegaso, l’inchiesta sfuma dopo la stroncatura del Riesame. Il gip archivia: «Nessuna condotta illecita»

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Danilo Iervolino (foto tratta dalla pagina Facebook dell'Università Telematica Pegaso)

Tutto archiviato. L’inchiesta avviata dalla procura della Repubblica di Napoli sull’università telematica Pegaso, che nel febbraio scorso sfociò in perquisizioni e sequestri, sfuma in una bolla di sapone. Il giudice per le indagini preliminari Tommaso Perrella del Tribunale partenopeo ha archiviato il fascicolo accogliendo la richiesta avanzata dai pm titolari del caso dopo la clamorosa stroncatura operata dal Riesame: «Non sussistono i presupposti per procedere a un vaglio dibattimentale» è la conclusione del giudice.

Nel registro degli indagati erano state iscritte 11 persone tra le quali il patron di Pegaso, Danilo Iervolino (assistito dagli avvocati Vincenzo Maiello e Giuseppe Saccone), l’avvocato e docente della Pegaso Francesco Fimmanò, l’ex ministro dell’Istruzione nel secondo governo Prodi Giuseppe Fioroni, nonché alti dirigenti dell’Ateneo (il consulente tributario Elio Pariota e la responsabile dell’ufficio marketing Maria Rosaria Andria), i magistrati del Consiglio di Stato Claudio Zucchelli e Paolo Carpentieri, e il viceprefetto aggiunto Biagio Del Prete che all’epoca dei fatti era capo della segreteria tecnica e politica del ministero pro tempore del Miur. Per tutti gli indagati la vicenda può dirsi conclusa.

A influire sull’archiviazione sono state anche le durissime motivazioni del Riesame (collegio presieduto dal giudice Alfonso Sabella) che, nella seconda metà di febbraio, ha annullato il sequestro di supporto informatici disposti dalla procura. I giudici della Libertà non hanno ravvisato il fumus del reato configurato dalla procura, ritenendo così illegittimi i provvedimenti del pm. E nella stessa direzione vanno le motivazioni dell’archiviazione firmata dal gip Perrella.

Nello specifico il pubblico ministero Henry John Woodcock aveva acceso i riflettori su due vicende, ravvisando in entrambi i casi ipotesi di corruzione: la trasformazione in spa della fondazione Pegaso e un emendamento alla legge di Bilancio 2020 che equipara il regime fiscale delle Università non statali a quello degli Atenei statali. Sulla trasformazione della Fondazione in Spa, il magistrato ipotizzava che vi fosse stata un’azione corruttiva finalizzata ad ottenere un parere non negativo del Consiglio di Stato: questa circostanza, tuttavia, non è stata corroborata da elementi investigativi, tanto è vero che anche il gip Perrella, nel provvedimento di archiviazione, sottolinea che «Danilo Iervolino, Francesco Fimmanò e gli altri presunti corruttori non hanno posto in essere alcuna condotta illecita ai fini dell’ottenimento dell’ormai famoso parere del Consiglio di Stato del 14 maggio 2019».

Rispetto alla vicenda dell’emendamento inserito nella Finanziaria, il pm Woodcock ipotizzava che il viceprefetto Del Prete – all’epoca in servizio al Miur – e due magistrati del Consiglio di Stato fossero stati ricompensati «mediante il conferimento di incarichi di docenza universitaria retribuiti dalla stessa Pegaso» (il viceprefetto anche con un soggiorno a Pescocostanzo). Ebbene, come sottolinea il gip Perrella la vicenda è del tutto inesistente perché «non esistono contatti telefonici tra Iervolino o i propri collaboratori ed alcuni dei componenti del Consiglio di Stato che ha emesso il parare. Nessuno dei consiglieri ha inoltro mai percepito redditi dalla Pegaso». Inoltre, uno dei magistrati «pur avendo manifestato ben 18 mesi prima dell’adozione del parere una generica disponibilità a partecipare in qualità di relatore ad un master della Pegaso non lo ha mai tenuto». Quanto al soggiorno a Pescocostanzo realmente offerto a Del Prete, il gip Perrella rileva che tra Del Prete e Iervolino esiste un rapporto di conoscenza e che «francamente» non si può «interpretare il messaggio dello Iervolino al viceprefetto, col qual era un rapporto amicale e di natura altamente confidenziale, quale promessa di un’utilità illecita, ma, al più quale invito a trascorrere qualche giorno insieme presso la residenza abruzzese dell’indagato».

Infine c’è un passaggio sulla posizione di Fioroni, che a parere del gip non poteva essere indagato: L’ex ministro non riveste incarichi pubblici dal 2018 ragione per la quale «l’attività di intermediazione da lui posta in essere nel 2019 in favore della Pegaso (nell’ambito di una manovra di espansione economico-patrimoniale del gruppo imprenditoriale finalizzata all’acquisizione dell’università privata Link Campus University) risulta sottratta all’applicazione dello statuto penale della pubblica amministrazione».

giovedì, 8 Luglio 2021 - 13:00
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