Inchiesta ‘Evolution’, il sistema dei prelievi in contante per aggirare i controlli: ecco gli ‘spicciatori’, a loro compensi fino a 1500 euro

Euro
di Manuela Galletta

Anche l’operazione di prelevare il denaro destinato alla famiglie dei detenuti in odore di camorra era messo a libro paga. Gli ‘spicciatori’, come venivano chiamate le persone deputate all’incasso dai conti correnti, ricevevano tra i 50 e 100 euro a prelievo, oppure incassavano uno stipendio mensile che oscillava tra i 1000 e 1500 euro.

E’ il retroscena dell’inchiesta ‘Evolution’, condotta dal nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza di Napoli, che stamattina è sfociata nell’esecuzione di 63 misure cautelari per reati, contestati a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio a vantaggio del clan dei Casalesi: in particolare 11 indagati sono finiti in carcere, 37 sono stati posti ai domiciliari mentre per altri 15 è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Il corpo maggiore di indagati è costituito proprio dagli ‘spicciatori’, una rete collaudata di titolari di conti correnti sui quali confluivano le ingenti somme di denaro frutto di operazioni di riciclaggio. Funzionava così: ciascuno spicciatore era intestatario di 5/6 conti correnti (intestati anche a società) e si occupava di effettuare i prelievi senza superare il tetto fissato dalla normativa antiriciclaggio. La regola era non superare la riscossione di 10mila euro al mese. Tuttavia ciò che gli indagati ignoravano è che gli alert della Uif (Unità di Informazione Finanziaria) si sono ugualmente attivati proprio per via delle transizioni fatte, innescando così i controlli e le indagini della Finanza. Dalle verifiche tecniche è emerso che la rete di ‘spicciatori’ riscuoteva in un solo giorno anche 55mila euro, arrivando a coprire ogni mese la somma di un milione e 600mila euro.

Complessivamente, nell’arco dei 4 anni oggetto di indagine (2016-2020), la rete ha prelevato circa 80 milioni. Soldi poi destinati, secondo quanto ipotizzato dagli investigatori, ai fratelli Capoluongo, vicini ad ambienti dei Casalesi: a sovrintendere l’intera organizzazione sarebbe stato Giuseppe Guarino, cognato di uno dei Capoluongo: l’uomo riscuoteva il denaro contante prelevato dagli ‘spicciatori’ e poi avrebbe inoltrato i soldi ai due parenti.

lunedì, 11 Ottobre 2021 - 15:55
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