Processo a Palamara e Fava, il pm Sirignano citato come teste: «C’era un mondo sommerso che ignoravo»

Cesare Sirignano
Cesare Sirignano

Sfrutta il palco del processo a carico di Luca Palamara per respingere, ancora una volta, l’accusa ‘etica’ di avere tentato di infangare alcuni colleghi napoletani nei colloqui con l’ormai ex pm romano.

Cesare Sirignano, oggi pm alla procura di Napoli Nord dopo essere stato allontanato, per volontà del Csm, dalla procura nazionale antimafia, parla al processo a carico di Luca Palamara e del magistrato Stefano Rocco Fava, che all’epoca dei fatti contestati era pm a Roma e ora è giudice civile a Latina. Palamara e Fava sono imputati per presunte rivelazioni di segreti. Sirignano viene chiamato come teste a seguito di diverse conversazioni intercorse con Palamara che gli sono costate un procedimento disciplinare, la decadenza dall’incarico (per incompatibilità ambientale) di pm nella Direzione nazionale antimafia e la condanna (sul piano disciplinare) della perdita di anziani di due mesi. «Non ho mai manifestato ostilità nei confronti di nessuno, dalla lettura degli atti ho capito che c’era un mondo sommerso che non conoscevo», dice Sirignano.

«La mia interlocuzione con Palamara era a difesa dei colleghi napoletani. Ho sempre fatto solo ed esclusivamente il magistrato», aggiunge. «Non ho mai manifestato ostilità nei confronti di nessuno – ribadisce – Ho saputo solo che era stato depositato un esposto in prima commissione e che lì giaceva senza che venisse fatto nulla. Non abbiamo mai discusso del merito dell’esposto. Palamara mi disse che Stefano aveva maturato l’intenzione di mandare quella cosa a Perugia. E io chiesi Stefano chi? Io non conosco Stefano Fava, non so chi sia. Quando ho letto gli atti del procedimento ho capito cose che non sapevo, che c’era un mondo sommerso che non conoscevo», spiega.

«Le conversazioni che mi sono state contestate partono da un travisamento totale, non ero il trait d’union tra Palamara e Giuseppe Borrelli (oggi procutarore a Salerno ndr). Il contesto nel quale partecipavo a queste conversazioni era nella logica di difesa dei colleghi napoletani», aggiunge.

giovedì, 9 Giugno 2022 - 16:29
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