Lepore: «Col referendum la politica voleva riacquistare potere. Io astenuto, ma contrario alle correnti in magistratura»

di Gianmaria Roberti

Uomo pratico e di mondo, non si è fatto problemi Giovandomenico Lepore, per tutti Mimì, ex procuratore capo della Repubblica di Napoli. «Anche io ho partecipato non andando a votare, che era un voto No, e quindi era inutile proprio andarci». Così il popolare magistrato in quiescenza ha messo una pietra sopra al referendum sulla giustizia. Come lui, l’80% degli aventi diritto, tutti astenuti, facendo naufragare la consultazione. «I referendum proposti – sentenzia Lepore – erano fatti molto male. Perché c’erano difficoltà per il cittadino nel capire le questioni sottoposte al suo esame, erano difficoltose per chi non è della materia. Nonostante le spiegazioni, molte volte, frammentarie, date in televisione».

Proprio tutto da buttare, in quei quesiti?
Dal punto di vista della sostanza, sono d’accordo che si debbano cambiare le regole del Csm. Ma non in questa maniera, attraverso il referendum, bensì attraverso una discussione parlamentare, cercando di fare la cosa migliore in questo senso.

A bocce ferme: cosa ci ha visto in questi referendum?
Il referendum sta quasi a significare, dal punto di vista di alcuni, che la politica si vuole un po’ riappropriare del potere assoluto. Allora, giacchè negli ultimi tempi ci sono stati molti episodi, favorevoli o non favorevoli, ma comunque che hanno dato molto fastidio ai politici, automaticamente si è cercato di capovolgere la situazione, di riacquistare quel potere che una volta c’era, e che poi è stato vanificato dall’intervento deciso della magistratura, come negli anni passati, partendo da Milano. E una gran mano l’hanno data anche Napoli e la Campania.

Tra i cavalli di battaglia di diversi settori della politica, da sempre, c’è la separazione delle carriere dei magistrati. Proprio uno dei quesiti referendari.

Guardi, io ho sempre sostenuto una cosa, quando facevo il procuratore, con gli uditori giudiziari e ai magistrati. Gli dicevo di non farsi impressionare dalla Procura.
Cioè?
Gli dicevo di fare un periodo in Procura, sì, ma poi di farlo anche nella funzione giudicante, per rendersi conto della differenze di idee, e anche per avere una visione più generale della giustizia, non poliziesca, da questo punto di vista.

Quindi anche lei boccia la separazione delle carriere. Ma perché, poi, tanti magistrati ambiscono alla funzione requirente?

Molti magistrati giovani sono attratti dalla disponibilità della polizia giudiziaria, dalla macchina blindata, quando purtroppo si è sottoposti a qualche minaccia. Ma invece bisogna fare anche il periodo di magistratura giudicante, per rendersi conto della difficoltà delle decisioni, nella discussione tra le varie tesi.

Senta, dopo il flop di questo referendum, c’è chi sostiene si debba abolire il quorum, su cui si è infranta anche questa consultazione.

Questa è una questione di carattere legislativo. Io sarei contrario al quorum in alcune materie, che dovrebbe esserci in presenza di una domanda precisa. Che ne so: volete il divorzio, sì o no? Ma se chiedono di abrogare il terzo comma di un articolo, e nessuno sa cosa dica quella norma, allora no.

Tiriamo le somme: dopo la parentesi referendaria, la palla torna al legislatore. Cosa aspettarsi dalla riforma Cartabia, partendo dalle modifiche elettorali al Csm?

Sicuramente ci sarà una modifica, perchè così come stavamo andando prima, non potevamo andare. Io pure sono contrario alle correnti in magistratura, anche se le correnti che ci sono in magistratura non corrispondono ai partiti.

martedì, 14 Giugno 2022 - 08:45
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