Elezioni, centrodestra sprint: Meloni la spunta su premier, a Fdi 98 collegi. E Lupi parte da Napoli dove Fi vacilla


A sinistra si cerca ancora di capire come muoversi e con chi stringere alleanze. Al centro, quel fantomatico centro che necessitava di un periodo di gestione più lungo e adesso rischia di venire alla luce in modo prematuro e pertanto malandato, si cerca ancora di capire quanto estendere il proprio perimetro, quali forze inglobare e soprattutto come, eventualmente, spiegare all’elettorato possibili insoliti matrimoni. 

A due settimane di distanza dal termine ultimo per la presentazione dei simboli, nell’universo di centro e di sinistra si è ancora in alto mare. Mentre nel centrodestra le idee sono più chiare e adesso si è raggiunto pure l’accordo sull’unico tema che, come al solito, divideva le anime della colazione: il futuro premier in caso di vittoria. «La coalizione proporrà al presidente della Repubblica quale premier l’esponente indicato da chi avrà preso più voti», recita la nota congiunta diffusa ieri al termine del vertice durato circa 4 ore. Una soluzione democratica, dunque. Dettata da Giorgia Meloni, che ha insistito fino allo stremo per non cambiare la regola datasi dalla coalizione nel 2018.

Accordo trovato anche sui 221 collegi uninominali, dove l’intera coalizione deve convergere su un solo candidato: saranno selezionati «i candidati più competitivi in base al consenso attribuito ai partiti. Si presenterà una lista unica nelle circoscrizioni estere e ha istituito il tavolo del programma che si insedierà nelle prossime ore». In sostanza: 98 seggi a Fdi, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, compreso l’Udc, e 11 a Noi con l’Italia più Coraggio Italia. 

Si può partire, dunque. O meglio si può alzare il tiro. Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono in campagna elettorale perenne, con Meloni in vantaggio sul fronte della propaganda anche perché sino ad oggi è stata all’opposizione del Governo Draghi e dunque ha avuto maggiori spazi di manovra per alimentare il suo programma. Terreno da recuperare, invece, per Forza Italia, che in alcuni territori ha una debolezza mai sanata.

Non a caso Maurizio Lupi sta provando a erodere consensi proprio laddove gli azzurri incespicano. E’ il caso di Napoli: il leader di ‘Noi con l’Italia’ è tornato in città nuovamente, a pochi mesi di distanza dalla sua ultima visita. E, ancora una volta, ha scelto l’Hotel Mediterraneo per la conferenza stampa di presentazione delle elezioni. «Noi con l’Italia si candida a prendere e a recuperare certi voti, perché senza un forte piloro moderato non c’è un centrodestra di governo. La nostra storia, la storia dei moderati – ha detto – è la storia del centrodestra da trenta anni. Non abbiamo bisogno di rincorrere centri, centrini e centroni. Noi con l’Italia è qui e vuole essere questo pilastro del centrodestra». Quindi Lupi ha spiegato che il suo partito proporrà un programma basato su «scuola, famiglia, educazione e natalità», con alcuni nuovi punti, ossia «la riforma dei medici scolastici e l’introduzione dello psicologo di base nel sistema sanitario». E rivendica una forte identità per Nci: «Siamo persone competenti che quando hanno avuto responsabilità al governo lo hanno dimostrato. Non abbiamo bisogno di rincorrere nessuno, parlano le nostre facce da Nord al Sud, basta la serietà, la competenza dei programmi, non dobbiamo prendere lezioni da nessuno. Non bisogna rincorrere centri, centrini, centroni aspettando Godot, ma rimboccarsi le maniche se si è seri e credibili, rimettersi in gioco e fare una proposta». Lupi vuole provare a piazzare una bandierina a Napoli. Già da una settimana i suoi manifesti campeggiano in città e adesso si lavora per proporre in città un nome riconoscibile e spendibile. 

giovedì, 28 Luglio 2022 - 13:11
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