«Pochi magistrati (1859 in meno), a rischio obiettivi del Pnrr»: l’allarme del Csm. La proposta: ridurre il tirocinio


Di fronte a una situazione di scopertura dell’organico della magistratura di «assoluta gravità», al punto da mettere a rischio l’attuazione degli obiettivi del Pnrr, occorre attuare una misura d’emergenza: ridurre, magari nella misura di un terzo, il tirocinio dei magistrati di prima nomina in modo che possano prestare prima del tempo l’aiuto di cui hanno bisogno soprattutto alcuni uffici giudiziari.

E’ una richiesta rivolta al prossimo governo quella che arriva dal Consiglio superiore della magistratura ed è contenuta in una risoluzione approvata ieri, giovedì 20 ottobre, dal plenum con 18 voti favorevoli, uno contrario e un’astensione. Su 10.771 magistrati previsti per legge, quelli in servizio sono 9.432, di cui solo 8.912 sono effettivamente negli uffici giudiziari. In sostanza negli uffici giudiziari mancano 1.859 magistrati. Si tratta di una carenza destinata a crescere per effetto dei futuri pensionamenti e che, secondo i consiglieri, «sortirà effetti negativi sulla possibilità di raggiungere, in concreto, gli ambiziosi obiettivi fissati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sotto il profilo dello smaltimento dell’arretrato e della riduzione delle pendenze».

Il Csm apprezza, come ha detto la relatrice Ilaria Pepe (Autonomia e Indipendenza) , «l’attività molto proficua» della ministra uscente Marta Cartabia per nuovi ingressi in magistratura con l’indizione di più concorsi, ma anche quello bandito nel 2019 non avrà effetti sugli uffici giudiziari «prima dell’estate del 2024», quando entreranno in servizio dopo un tirocinio di 18 mesi. Di qui la richiesta di ricorrere al taglio del tirocinio. «Una misura purtroppo ineludibile» di fronte a una scopertura media del 16% quest’anno negli uffici giudiziari, «un tasso destinato a salire alla fine del 2023 a oltre il 20 per cento», come ha evidenziato il consigliere Mario Suriano (Area).

Al nuovo Guardasigilli i consiglieri chiedono anche di rimettere mano alle regole del concorso di accesso in magistratura, abbandonando il modello di prova scritta introdotto nel pieno dell’emergenza Covid , cioè lo svolgimento di “sintetici elaborati teorici”, tornando alla “tradizionale” tipologia di prova scritta, «maggiormente idonea a rivelare le effettive conoscenze dei candidati».  

venerdì, 21 Ottobre 2022 - 07:30
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