Caso Cospito, in aula Nordio non risponde e si rifugia nel segreto d’indagine. Pd e M5S attaccano lui e Meloni


“Cospito leaks”: il ministro Nordio fa catenaccio e, nell’informativa alla Camera, in sostanza non risponde sulle accuse di Donzelli, relative a presunti contatti tra l’anarchico al 41 bis e alcuni mafiosi, oltre che alla visita in carcere di quattro deputati del Pd. «C’è un’indagine aperta dalla procura di Roma, questa notizia è un elemento di novità» dice il guardasigilli, rifugiandosi in corner. «A questo punto – aggiunge -, per doveroso rispetto del lavoro degli inquirenti, non possiamo non tenerne conto». Nordio evoca il fascicolo di indagine, aperto dalla procura di Roma, dopo l’ esposto presentato dal parlamentare dei Verdi Angelo Bonelli. Un’iniziativa seguita agli attacchi di Donzelli ieri alla Camera.

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Ma le parole del ministro non placano l’opposizione, dalla quale piovono boati di protesta, subito ripresi dal presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Qualcosa, però, Nordio la precisa: «Tutti gli atti riferibili ai detenuti in regime di 41 bis sono per loro natura sensibili. Ragion per cui, ai fini della loro ostensione, occorre una preventiva verifica e una valutazione del loro contenuto». Prima della seduta, il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, anch’egli di Fratelli d’Italia come Donzelli, aveva garantito che le informazioni fornite al deputato non fossero secretate. Le notizie su Alfredo Cospito – in sciopero della fame da ottobre, per chiedere l’abolizione di 41 bis ed ergastolo ostativo – sarebbero contenute in una relazione del Dap, indirizzata al governo.

Su un punto, però, Nordio si sbilancia: «Il 41 bis è un elemento normativo non trattabile. La possibilità di mutare, in questo momento, questa normativa è inesistente, soprattutto in relazione ai disordini, agli atti vandalici di questi giorni, che purtroppo sono in progressione, perchè sono delle forme di intimidazioni davanti alle quali lo Stato deve tenere la massima fermezza». Quanto all’istanza di revoca del regime di “carcere duro”, presentata dal legale di Cospito, il ministro sottolinea che «la situazione è più complessa, quella normativa è stata più volte mutata per quanto riguarda la competenza del ministero della Giustizia, l’opinione prevalente di oggi è che il ministro non possa pronunciarsi se prima non ha acquisito i pareri delle autorità giudiziarie competenti». A tal riguardo, «il Pg di Torino ci ha fatto sapere telefonicamente che non è in grado oggi di inviarci il suo parere ma domani, per cui io oggi non sono in grado di rispondere al quesito».

Nordio, tuttavia, chiarisce: «Se il deperimento fisico di un detenuto, “per destino o volontà di chi lo provoca, fosse seguito da un automatico mutamento dello stato di detenzione apriremmo la porta e la diga a tutta una serie di pressioni nei confronti dello Stato da parte di altri detenuti. E questo non è possibile».

Le risposte del guardasigilli non soddisfano affatto la minoranza. A intervenire in aula è la capogruppo del Pd, Debora Serracchiani, con toni veementi. Anche perché è una dei quattro deputati accusati da Donzelli, per la visita in carcere all’anarchico. «Ieri è accaduto un fatto gravissimo – afferma l’esponente dem-: l’onorevole Donzelli ha attaccato il Pd diffamandolo, ha utilizzato documenti che secondo noi non potevano essere nella sua disponibilità e dispiace davvero che il presidente del Consiglio Meloni stia facendo finta di niente, i fatti avvenuti ieri in quest’Aula sono gravi e se non sente il bisogno di intervenire vuol dire che ha approvato o quanto meno tollerato quanto accaduto».

Serracchiani chiarisce: «Abbiamo ritenuto di visitare il carcere di Sassari per ragioni umanitarie» e per valutare «lo stato di salute» di Cospito. Detto ciò, «non abbiamo messo mai in dubbio il 41 bis e mai chiesto la revoca del 41 bis ma solo chiesto una verifica per ragioni umanitarie e infatti ministro, lei, dopo questo verifiche ha proprio fatto questo, ha trasferito Cospito». In un crescendo, Serracchiani replica a Nordio: «Capisco il suo imbarazzo nel passare da pm a difensore d’ufficio, ma Donzelli ha attaccato in modo inaudito il Pd, nel suo volgare attacco ha utilizzato documenti che non potevano essere nella sua disponibilità, mentre lui dice di aver utilizzato dei documenti che lui dice nella disponibilità di chiunque, di qualunque deputato. Ci ha tolto ogni dubbio il sottosegretario Delmastro, dicendo di averglieli dati lui e che si tratta di una relazione che, come abbiamo appurato, non può essere divulgata».

Il Pd, ma anche il M5S, chiedono le dimissioni del sottosegretario Delmastro e di Donzelli dal Copasir, di cui è vicepresidente. «Non è che se le informazioni vengono acquisite per le vie brevi – incalza Serracchiani – smettono di essere informazioni riservate. Che si tratti di documenti, relazioni o informazioni, quanto accaduto è di una gravità inaudita. Da questi comportamenti esce indebolita la lotta alla mafia e al terrorismo eversivo, e messa a rischio la sicurezza nazionale». Intanto, sul caso si registra il silenzio della premier Meloni. Esplicita la capogruppo pentastellata, Vittoria Baldino. «Ci risulta difficile pensare che – dichiara – il luogotenente della presidente del consiglio Meloni, come Donzelli, si sia avventurato su questo scosceso crinale, senza una regia politica. Non possiamo credere che abbia agito in autonomia, non ci fate così ingenui, lo sappiamo che il mandato politico arriva da palazzo Chigi dove si sente forte la necessità di recuperare credibilità su un piano, quello della legalità, su cui in cento giorni altro non avete fatto che indietreggiare».

mercoledì, 1 Febbraio 2023 - 19:18
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