Autonomia differenziata, da Napoli la marcia di protesta di sindaci, partiti e associazioni. L’appello a Mattarella


Da Napoli in marcia contro l’autonomia differenziata. Domani 17 marzo, alle 11.30 a Santa Maria La Nova (nella foto), la Rete dei sindaci del Recovery Sud, coadiuvata da altri soggetti come il Tavolo Noadd, promuove l’iniziativa “Uniti e Uguali”. Sindaci e cittadini insieme per la solidarietà nazionale contro l’autonomia differenziata nel 162esimo anniversario dell’Unità nazionale.

Nei giorni scorsi i presidenti delle Regioni di centrodestra hanno dato il via libera al disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata, mentre un netto voto contrario è arrivato dalla Campania, dalla Puglia, dall’Emilia-Romagna e dalla Toscana. A frenare l’accelerazione leghista sono stati i Comuni che, in Conferenza unificata, si sono presentati con una posizione unitaria affidata al presidente dell’Anci. Ma il no più netto è arrivato da Napoli con l’approvazione di un ordine del giorno votato all’unanimità dal Consiglio comunale il 13 febbraio.

Sono diversi i parlamentari, del Pd, del M5S, e le altre personalità che hanno deciso di aderire alla manifestazione per l’unità d’Italia e contro l’autonomia differenziata. Tra le sigle Ali Lega delle Autonomie Locali, Tavolo No Ad, Coordinamento per la democrazia costituzionale, Sindacato Medici Italiani, Anpi, Cgil Scuola, Uil Scuola e Gilda degli insegnanti, Cobas, Libertà e Giustizia e tantissime altre. «Siamo oltre le 300 sigle tra cui alcune che raccolgono, a loro volta, anche 30 associazioni» sostiene il coordinatore Davide Carlucci. Alle 15 partirà un corteo da piazza Santa Maria La Nova lungo via Monteoliveto, via Medina, piazza Municipio, via San Carlo, piazza Trieste e Trento fino a piazza Plebiscito per la consegna al Prefetto di un documento sul tema dell’autonomia differenziata.

Qualche giorno fa, è stata inviata una lettera al Presidente della Repubblica da parte dell’europarlamentare Greens/Efa Piernicola Pedicini e dello scrittore Pino Aprile, rispettivamente segretario e fondatore del Movimento Equità Territoriale. «Rinviare la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni – si legge in un passaggio – risponde alla volontà, illegittima secondo la Corte Costituzionale, di ottenere le ulteriori forme e condizioni di autonomia con risorse finanziarie definite nei termini della spesa storica» che rappresenta, quest’ultima, una «palese causa di iniquità di trattamento per le Regioni più disagiate».


«La manovra oggi proposta, se attuata – proseguono Pedicini e Aprile – costituirebbe una violazione della Carta Costituzionale, in quanto la delicatezza e l’importanza dell’oggetto da regolare imporrebbe al Parlamento di esercitare la funzione legislativa, come la Costituzione indica. Non si può affidare a un organo nominato dal Governo una materia che andrebbe trattata da chi è stato eletto per rappresentare il popolo. Il Capo dello Stato può e deve impedire tutto questo. Ma il nostro appello – incalza la missiva – va ben oltre la condanna di un atto in evidente contrasto con la Costituzione italiana. Affidare la definizione dei Lep a questo Parlamento equivale, infatti, a consegnare il futuro di tutto il Paese a una maggioranza che non fa mistero di voler fare gli interessi soltanto di una parte di esso. Per questa ragione i Lep andrebbero garantiti sulla base di parametri definiti a livello europeo. Solo così verrebbero garantiti a tutti i cittadini uniformità di servizi e tutele dello Stato, a prescindere dal luogo in cui si nasce o si sceglie di vivere. Ma se proprio questo Governo e questa maggioranza riuscissero ad attuare la tanto agognata “secessione dei ricchi”, non ci resterebbe altro che costituire una macroregione del Sud, chiedendo le nuove competenze, come previsto dalla Costituzione. In caso contrario, l’unica strada passerebbe per una riforma costituzionale attraverso la quale attuare realmente una separazione. Sarà nostro dovere difendere il Sud, dopo la secessione che il Nord ha fortemente voluto».

giovedì, 16 Marzo 2023 - 22:09
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