Torturata e uccisa nella prima faida di Scampia, il gip: «Omicidio Mina Verde ebbe valenza terroristica»

procura di napoli
Procura di Napoli (foto kontrolab)
di Giorgio Pari

Torturata e uccisa nella prima faida di Scampia, il gip: «Omicidio Mina Verde ebbe valenza terroristica». Quello della 22enne non fu solo un barbaro omicidio di camorra, dunque, ma un atto di «aberrante valenza simbolico-terroristica». Ad affermarlo è il gip Marco Giordano del tribunale di Napoli, nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita oggi nei confronti di due indagati: Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi. La 22enne, una vittima innocente, fu uccisa il 21 novembre 2004, nell’ambito della prima faida di Scampia. Il corpo della ragazza fu dato alle fiamme all’interno della sua auto a Secondigliano.

Rinaldi e Luigi De Lucia sono accusati di aver fatto parte del gruppo di fuoco del clan Di Lauro, guidato da Ugo De Lucia, cugino di Luigi già condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio. Gelsomina, giovane operaia, era estranea alle dinamiche dei clan. Fu rapita e picchiata, prima di essere ammazzata con un colpo di pistola – secondo la ricostruzione investigativa – perché ritenuta legata sentimentalmente a Gennaro Notturno, considerato uno scissionista dei Di Lauro. Dunque un traditore della cosca di Cupa dell’Arco.

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I due indagati avrebbero contribuito «in modo vigliacco, subdolo, brutale e impietoso» ad eliminare «una donna giovanissima, indifesa, innocente, estranea, in prima persona, alla contesa camorristica in atto». Il giudice ha condiviso le conclusioni investigative della Dda di Napoli. Rinaldi e De Lucia avrebbero dato «mostra di un’assoluta insensibilità etica» e di «completo asservimento a logiche e dinamiche talmente aberranti da risultare maggiormente prossime a quelle proprie del terrorismo, più che a quelle, pur gravemente malsane ed inumane, della criminalità organizzata di stampo mafioso».

Questo passaggio del provvedimento viene sottolineato dagli inquirenti. «Sul piano della qualificazione giuridica del fatto, non può che condividersi quella prospettata dal pm – scrive il gip – appaiono in particolare sussistenti gli estremi costitutivi della contestata aggravante di cui all’art. 416 bis.1, co. 1, c.p., nella sua duplice declinazione, considerata la pacifica matrice associativa della causale dell’assassinio, funzionale (secondo la deviante e malsana logica tipica della criminalità organizzata di stampo mafioso) alle dinamiche proprie della ‘guerra di camorra’ illo tempore in atto tra il clan Di Lauro e gli ‘scissionisti’, ed avuto inoltre riguardo alle stesse efferate e brutali modalità esecutive dell’omicidio, tali da far assumere all’evento, come si è già detto, un’aberrante valenza simbolico-terroristica».

L’omicidio di Gelsomina Verde sarebbe, quindi, una «ostentata espressione, agli occhi, innanzitutto, della cittadinanza della zona, dell’irriducibile forza di intimidazione esterna promanante dal sodalizio». In pratica un avvertimento: «Nessuno è al riparo; chi non si schiera, chi non collabora fornendo appoggio o informazioni contro il ‘nemico’ sarà punito senza pietà, anche se giovane, donna ed innocente».

giovedì, 27 Luglio 2023 - 21:44
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