Gli affari del clan Angelino a Caivano, 14 arresti: in carcere vigile urbano e figlio, accusati di avere aiutato il boss latitante

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Procura di Napoli (foto kontrolab)
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Quattordici persone arrestate, tra le quali un agente della Polizia municipale. Sulla criminalità organizzata di Caivano si abbatte una nuova inchiesta della procura della Repubblica di Napoli. Questa mattina i carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna, che hanno condotto le indagini, hanno eseguito 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere e una agli arresti domiciliari per i reati, contestati a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, oltre che di estorsione e tentata estorsione, delitti aggravati dal cosiddetto metodo mafioso. In particolare le indagini si sono concentrate sui business del clan Angelino e sull’attività estorsiva ai danni di commercianti e imprenditori.

L’ordinanza in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari Ambra Cerabona del Tribunale di Napoli ha interessato: il ras Antonio Angelino; Raffaele Bervicato, ritenuto agli inquirenti il braccio destro di Angelino; Gianfranco Bervicato, cugino di Raffaele Bervicato con il quale, secondo gli inquirenti, «era in stretta collaborazione coordinando l’attività estensiva e provvedendo, anche in prima persona alla riscossione delle tangenti»; Giuseppe Caiazzo, al quale sarebbe stato «affidato il compito di ritirare le somme di denaro dalle vittime di estorsione»; Giovanni Cipolletti, indicato da alcuni pentito come addetto alle estorsioni; Antonio D’Andrea, ritenuto dagli inquirenti «l’alter ego di Cipolletti durante il periodo della sua detenzione»; Antonio Giustiniani, che avrebbe svolto «un ruolo particolarmente attivo nella riscossione delle somme di denaro provenienti dalle vittime delle estorsioni»; Ferdinando Sorvillo, avrebbe partecipato alla riscossione di alcune tangenti seguendo le direttive di Cipolletti; Raffaele Lionelli, soprannominato “Lello ‘o ciucciaro”, persona vicina e poi proiettata di Cipolletti; Ferdinando Capitello Grimaldi e Ferdinando Bervicato. Ai domiciliari, invece, è stata posta Assunta Reccia: la donna avrebbe conservato la lista delle estorsioni, lista che andava consegnata agli esponenti del clan liberi in quel momento per consentire la prosecuzione della riscossione delle tangenti.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere ha colpito anche un vigile urbano, Raffaele Cristiano (consuocero del boss Angelino), e suo figlio Antonio. I due sono accusati – come annota il gip Cerabona – di avere «svolto un ruolo essenziale nella fase di irreperibilità di Angelino, garantendogli vitto e alloggio, nonché facendo da intermediari tra Angelino e Raffaele Bervicato, in modo da garantire la costante comunicazione tra i due senza destare sospetti nelle forze dell’ordine». In particolare le indagini hanno consentito di accertare che il vigile urbano aveva preso in affitto una villetta a Castel Volturno sostenendo di dovervi soggiornare con la famiglia per le vacanze estive. Ebbene, in quel villino riparò proprio Antonio Angelino che fu lì rintracciato il 9 aprile 2023. Non solo: a parere degli inquirenti Raffaele Cristiano avrebbe anche «accompagnato alcuni sodali ad una riunione con Angelino». Antonio Cristiano, invece, avrebbe svolto «la funzione di intermediario tra Angelino e i suoi sodali per organizzare i summit», evitando così al boss di esporsi e di essere eventualmente intercettato nel caso in cui le utenze dei suoi uomini fossero sotto controllo. Durante la latitanza Angelino, secondo l’accusa, ha «organizzato numerosi incontri con i sodali evidente per dare loro direttive sull’attività da svolgere».

martedì, 12 Marzo 2024 - 18:06
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