L’inchiesta che ha rispolverato un omicidio di circa 40 anni, quello dell’agente di polizia Domenico Attianese, portando all’arresto di due persone inciampa in sede di Riesame. I giudici del Tribunale della Libertà, decima sezione penale, hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita a inizi a febbraio nei confronti del 59enne Salvatore Allard. Le motivazioni alla base della decisione saranno depositate nelle prossime settimane, ma è verosimile che il Riesame abbia accolto una delicata questione procedurale sollevata in sede di discussione dall’avvocato Domenico Dello Iacono.
Una premessa: l’arresto di Allard, unitamente a quello del 60enne Giovanni Rendina, è la conseguenza di una rivisitazione di alcuni elementi raccolti al tempo attraverso la lente delle moderne tecniche di indagine. Per dirne una: nel corso del sopralluogo avvenuto al tempo (stiamo parlando del 4 dicembre 1986), furono rilevati numerosi frammenti papillari che sono stati riesaminati grazie alle comparazioni dattiloscopie effettuate dalla Scientifica sulla scorta delle evoluzioni tecnologiche. Ebbene, la difesa – nel corso della discussione al Riesame – ha contestato il valore della revisione delle impronte digitale: la Scientifica, è il rilievo del legale, non ha esplicitato l’indicazione dei sedici punti caratteristici sovrapponibili delle creste papillari (le cosiddette minuzie) tra il reperto giudiziario (ossia l’impronta raccolta a suo tempo) e il dito anulare della mano destra di Allard. Nei prossimi giorni si terrà il Riesame di Rendina.
Per Allard e Rendina quella è in corso è la seconda inchiesta affrontata sull’omicidio di Domenico Attianese. Il delitto si consumò nel corso di una rapina all’interno di una gioielleria nel quartiere di Pianura. I malviventi avevano bloccato i titolari sotto la minaccia delle armi e stavano portando via tutti gli oggetti preziosi. A capire quanto stava accadendo all’interno del negozio fu la figlia di Attianese, che si trovava a passare di lì: la ragazza, che all’epoca aveva 14 anni, chiamò il padre che abitava a pochi metri dal negozio. Attianese intervenne immediatamente, ma dopo una violenta colluttazione con i malviventi venne disarmato e poi ferito da un colpo di pistola che lo raggiunse alla testa. Rendina e Allard vennero incriminati diversi anni dopo l’omicidio, ma il processo in Corte d’Assise di Napoli istruito a loro carico si concluse con una assoluzione. Era il 1996. Adesso la procura della Repubblica di Napoli ha riprovato a dare una risposta a quel delitto, ma la prima pronunciata del Riesame obbliga l’ufficio giudiziario a rivedere le proprie mosse.
giovedì, 14 Marzo 2024 - 12:58
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