Guerra tra Mazzarella e Rinaldi, risolti l’omicidio Bernardo e l’agguato ad Amato: 9 arresti, c’è anche Minichini | Video

di Manuela Galletta

Un omicidio e un tentato omicidio contestati. Due episodi diversi, che hanno un comune denominatore: la guerra tra i Mazzarella e Rinaldi, due cosche attive a San Giovanni a Teduccio, quartiere alla periferia est di Napoli. Per effetto di questa guerra l’11 novembre del 2015 viene ucciso a Somma Vesuviana Vincenzo De Bernardo, affiliato ai Mazzarella; mentre il settembre del 2017 viene commesso un agguato (fallito) ad Antonio Amato, ritenuto dai malavitosi responsabile di aver partecipato al delitto De Bernardo.
E’ lo scenario di fondo dell’ultima operazione dei carabinieri di Castello di Cisterna che stamattina hanno eseguito alcune delle nove ordinanze di custodia cautelare in carcere spiccate dal giudice per le indagini preliminari Egle Pilla del Tribunale di Napoli a corollario di una più ampia inchiesta della Direzione distrettuale antimafia.

Delitto De Bernardo, i nomi dei mandanti e la realizzazione
dell’agguato: c’è Minichini, il killer dell’innocente Ciro Colonna

Eccellenti alcuni dei nomi in calce ai provvedimenti restrittivi: dell’omicidio di De Bernardo, sono accusati, tra gli altri, il boss (latitante) Ciro Rinaldi detto ‘Mauè’, Michele Minichini (figlio della lady camorra del Lotto 0 a Ponticelli Anna De Luca Bossa e del killer Ciro Minichini, detenuto da un pezzo), Luisa De Stefano e Vincenza Maione, le cosiddette ‘pazzignane’. Tutti nomi più che noti alle cronache giudiziarie: i quattro sono infatti stati accusati già dell’omicidio del boss Raffaele Cepparulo e dell’innocente Ciro Colonna (avvenuto nel Lotto 0 a Ponticelli), fatto per il quale Minichini è saldamente detenuto in carcere da mesi. Non solo: il gruppo dei ‘pazzignani’ è stato raggiunto a luglio da un’altra misura cautelare per duplice tentato omicidio in concorso proprio con il ras Luigi Esposito ‘o sciamarro, capo dell’omonimo gruppo criminale attivo a Marigliano e consuocero di Luisa De Stefano. Anche il ras Esposito è destinatario di ordinanza di custodia cautelare per la morte di Vincenzo De Bernardo.

Il duplice movente dell’omicidio De Bernardo:
il filo rosso che legava la vittima all’omicidio di Emanuele Sibillo
Secondo l’accusa il delitto fu voluto sia da Esposito che da Rinaldi per ragioni diverse: Vincenzo De Bernardo, soprannominato ‘o pisello, finì nel mirino di Esposito perché, una volta rientrato sul territorio dopo una lunga detenzione, si era posto al fianco di Cristiano Piezzo, con il quale Esposito era in guerra per il controllo del territorio di Marigliano. I Rinaldi, invece, avevano in animo di uccidere De Bernardo per fare un piacere ai Sibillo di Forcella: Vincenzo De Bernardo, infatti, aveva dato rifugio a Somma Vesuviana al nipote Roberto De Bernardo, tra gli esecutori (per conto dei Buonerba) dell’omicidio del baby boss di Forcella Emanuele Sibillo. Esposito e Rinaldi, che erano comunque legati, avrebbero quindi deciso di unire le forze contro il comune nemico. In particolare Rinaldi avrebbe indicato come esecutore materiale il suo uomo migliore, Michele Minichini, il quale – insieme a una persona non identificata – avrebbe messo a segno l’agguato. Vincenza Maione, invece, avrebbe segnalato ai killer la presenza della vittima (ruolo cucito addosso anche a Luisa De Stefano, accusa pure come mandante) ed avrebbe anche partecipato all’occultamento delle pistole usate per l’agguato. Condotta, questa, contestata anche a Stefano Gallo (residente a Scisciano) e a Luisa De Stefano.

Il ferimento di Antonio Amato,
la risposta all’agguato a De Bernardo
Due anni più tardi l’omicidio di Vincenzo De Bernardo, a Somma Vesuviana si consumò un agguato fallito. Era la risposta al delitto firmato da Esposito-Rinaldi. Dell’agguato ad Antonio Amato rispondono tre persone, tra le quali Roberto De Bernardo (residente a Casalnuovo), figlio della vittima. «Ci è andata bene, potevamo piangerci il morto», commentò a caldo la compagna di Amato in una delle intercettazioni agli atti dell’inchiesta. Qualche giorno dopo Amato raccontò che «la persona che mi ha fatto il fatto a me, mi ha chiesto scusa». (Sul quotidiano digital di domani, mercoledì 16 gennaio, l’approfondimento sull’inchiesta, i retroscena delle indagini. Per leggere il quotidiano digital è necessario abbonarsi accedendo alla sezione ‘Sfoglia il Quotidiano’)

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martedì, 15 Gennaio 2019 - 17:19
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