Avevano superato la prova scritta, ma sono stati ugualmente esclusi dal prosieguo delle prove del concorso per 1148 allievi agenti. Adesso un’ordinanza del Consiglio di Stato, rilevando delle illegittimità nella procedura selettiva, li riammette e obbliga il Ministero a fissare nuove date per le successive prove fisiche.
Nuova bufera, dunque, al concorso per Allievi agenti di polizia di Stato, già finito sotto i riflettori per un caso analogo che Giustizia News24 ha documentato. A spuntarla, dopo una battaglia a colpi di carta bollata, sono stati una cinquantina di ricorrenti. Il ‘nodo’ della questione poi sciolto dal Consiglio di Stato stava nel numero di ammessi alle prove fisiche: il tetto per l’ingresso alla prova fisica è stato stabilito solo in seguito alla correzione degli elaborati («Saranno ammessi solo i primi 3443 candidati») e alla pubblicazione della graduatoria, non quando è stato pubblicato il bando. Anzi nel bando era specificato che il candidato «sarà convocato (alla prova di efficienza fisica), seguendo l’ordine della relativa graduatoria un numero sufficiente di candidati, tale da garantire la copertura dei posti messi a concorso».
E’ su questa discrasia che gli avvocati Francesco Leone e Simona Fell hanno posto l’accento nel ricorso presentato al Consiglio di Stato, vedendosi dare ragione. In particolare i legali hanno contestato la modalità di sbarramento introdotta dall’amministrazione: si è trattato di un « sistema contrario ai principi generali di trasparenza, par condicio e anonimato che dovrebbero caratterizzare i concorsi pubblici e garantire il “buon andamento” della procedura amministrativa. A ciò si aggiunga che il Ministero, nell’individuare il contingente di 3.433 candidati, non ha eseguito alcun tipo di istruttoria né tantomeno motivando il provvedimento finale con cui veniva stabilito il numero di convocati alle prove fisiche».
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domenica, 6 Maggio 2018 - 11:17
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