A dieci anni di distanza dalla strage ferroviaria che devastò Viareggio con un incendio violentissimo e provocò 32 morti, arriva la sentenza che chiude il processo di secondo grado. I giudici della Corte d’Appello di Firenze hanno condannato a 7 anni Mauro Moretti, non solo come ex ad di Rfi ma anche come e ad di Fs. In primo grado invece il tribunale di Luca aveva considerato la condanna solo rispetto alla funzione di amministratore delegato di Rfi. Otto anni e 8 mesi sono stati disposti per Rainer Kogelheid, ad di Gatx Rail Germania, manager della società che aveva affittato a Ferrovie dello Stato i carri cisterna. Disposta la condanna a 6 anni per Michele Mario Elia, ex amministratore delegato di Rfi, e Vincenzo Soprano, ex ad Trenitalia. Per Elia la procura generale aveva chiesto una condanna a 14 anni e mezzo, mentre per Soprano a 7 anni e mezzo. Gli avvocati Alfonso Maria Stile del Foro di Napoli (difensore di Elia) e Alberto Marittone (difensore di Soprano) hanno già annunciato ricorso per Cassazione. «Ci sono temi giuridici che la Corte d’Appello ha risolto in maniera difforme rispetto a quanto da noi prospettato e quindi ci sono i motivi per ricorrere in Cassazione», ha commentato all’esisto della sentenza l’avvocato Alfonso Maria Stile.
Disposte anche 4 assoluzioni, che vanno a cancellare le condanne di primo grado: le assoluzioni hanno riguardato Giulio Margarita, ex dirigente della direzione tecnica di Rfi e oggi dirigente di Ansf, l’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, che in primo grado era stato condannato sei anni e sei mesi; di Giovanni Costa, Giorgio Di Marco, e Enzo Marzilli. In primo grado gli imputati erano stati condannati a pene tra i sei anni e sei anni e mezzo.
Rispetto alle posizioni degli imputati condannati, la Corte ha confermato i risarcimenti in favore delle parti civili. I parenti delle vittime erano in aula e hanno mostrato le foto dei parenti rimasti uccisi in quella violenta esplosione che trasformò Viareggio in un campo di guerra.
L’inferno a Viareggio esplose alle 23.48 del 29 giugno 2009. Il treno partito da Tecate (Novara), composto da 14 cisterne cariche di Gpl, non giunse a destinazione, non giunse a Gricignano (Caserta). Uno dei vagoni uscì dai binari prima che il treno entrasse in stazione. Il capostazione fece appena in tempo a fermare altri due treni che viaggiavano da Nord a Sud (e viceversa) e rischiavano di incrociare il convoglio fuori controllo. Poi fu l’inferno. Il cielo si tinse di rosso. Il rosso vivo delle fiamme. Ci fu un esplosione violenta. Tremenda. Che entrò nelle case. Bruciò tutto quello che c’era in zona. Bruciò il cuore di una città intera. Tra le 32 vittime anche tre bambini (di due anni, 3 anni e 5 anni).
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giovedì, 20 Giugno 2019 - 14:19
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