Uccise i suoi figli scaraventandoli dalle scale in carcere, il pm chiede l’assoluzione per «vizio totale di mente»

Tribunale

Uccise i suoi due figli. Li scaraventò dalle della sezione ‘nido’ del carcere di Rebibbia: per l’imputata Alice Sebesta, il pm Eleonora Fini ha chiesto l’assoluzione. Assoluzione per ‘vizio totale di mente’. Il giudice per le indagini preliminari però ha deciso di far valutare al perito Fabrizio Iecher lo stato permanente, o no, della condizione di pericolosità sociale della donna in una visita al Rems di Castiglione delle Stiviere (Mantova), dove si trova Alice. A metà novembre il perito sarà in aula davanti al gip per illustrare gli esiti degli accertamenti.

La sentenza che deciderà il destino della detenuta tedesca verrà emessa a dicembre, oggi però un primo passaggio importante c’è stato: la richiesta del pm Eleonora Fini al gip Anna Maria Govoni di disporre l’assoluzione della donna. Il 18 settembre 2018 la detenuta tedesca aspettò che le altre carcerate si mettessero in fila per il pranzo, si avvicinò alle scale della sezione nido del carcere romano e scaraventò giù i suoi due figli: la bimba di 6 mesi morì sul colpo, il maschietto di poco più di 2 anni morì solo qualche giorno dopo.

Durante l’interrogatorio di convalida la donna affermò: «Sono una buona madre, sono consapevole di quello che ho fatto. Volevo liberare i miei figli, avevo paura della mafia e li volevo proteggere. Ero impaurita dalle cose che leggevo sui giornali». La vicenda nel tempo si è arricchita di alcuni passaggi importanti. Innanzitutto fu fissato un incidente probatorio al fine di valutare le capacità d’intendere e volere della donna, nonchè la sua pericolosità sociale. Gli esiti della prima perizia furono: Alice Sebesta era da considerarsi capace d’intendere e volere al momento del fatto, anche in considerazione della «deliberata assunzione di sostanza stupefacente in dose massiva per un mese prima del reato».

Conclusione, questa, che andava in direzione opposta a quella cui era giunto il consulente del pm che si era espresso per la totale incapacità. A inizio anno, la procura chiese e ottenne dal gip di sostituire il perito in questione. E si arrivò alla nomina dello psichiatra Fabrizio Iecher, il quale affermò che la donna «è affetta da un disturbo schizoaffettivo di tipo bipolare» e che era «totalmente incapace di intendere ma sufficientemente in grado di volere». Ora non resta che attendere la decisione del giudice.

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martedì, 24 Settembre 2019 - 20:43
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