Latitante da 6 anni: il narcos Carbone arrestato a Dubai, il paradiso dei camorristi in fuga dalla giustizia

Carabinieri
I militari dell'Arma (foto Kontrolab)

L’hanno arrestato a Dubai. L’hanno arrestato in una città divenuta nel tempo paradiso dei latitanti e base logistica non solo per la gestione del traffico internazionale di droga ma anche per il riciclaggio di denaro sporco attraverso l’apertura di lussuosi ristoranti. Bruno Carbone, considerato dagli inquirenti uno tra i maggiori narcotrafficanti che per anni ha approvvigionato diversi clan della camorra e nipote del più noto Francesco Simeoli di Marano, è stato catturato nella Capitale degli Emirati Arabi dai militari del nucleo investigativo di Napoli: i carabinieri l’hanno fermato all’interno dell’aeroporto internazionale di Dubai. L’uomo era in possesso di un documento falso.

Si chiude così una latitanza cominciata nel 2013 per sfuggire a un processo per traffico internazionale di droga, lungo la rotta Spagna-Napoli-Catania, che si era conclusa con la sua condanna a 20 anni di reclusione, e con la condanna a dieci anni di Errico Di Palma di Pianura. Sempre nel 2013 Carbone e Di Palma vennero indagati dalla Dda di Napoli perché sospettati di essere i custodi di 15 chili di cocaina purissima rinvenuti all’interno di un container di caffè proveniente dal Sudamerica e scoperto dalla Finanza il 15 febbraio del 2011 nel porto di Napoli. Rispetto a questi fatti, Carbone è stato assolto, mentre Di Palma è stato condannato ad otto anni di reclusione.

Originario di Giugliano, Carbone ha gestito per anni i rapporti con i colombiani dai quali veniva fornito lo stupefacente. La sua base operativa era in Olanda, e i suoi clienti erano danarosi e potenti. Carbone avrebbe rifornito per anni i Nuvoletta di Marano (cui è stato sempre legato), i Ciccarelli del Parco Verde e gruppi criminali del rione Traiano (il clan Leone) e di Castello di Cisterna: è quanto sostiene l’accusa nell’inchiesta che nell’aprile del 2018 sfociò in circa 50 arresti, tra i quali il carabiniere all’epoca in servizio a Castello di Cisterna Lazzaro Cioffi (attualmente detenuto in carcere, in congedo e sotto processo per questi fatti); a quel blitz Carbone – che era già in fuga – riuscì a sottrarsi.

Resta da capire, adesso, quando Carbone è approdato a Dubai, e come e chi gli ha consentito lì di trascorrere la sua latitanza. Una latitanza dorata, come quella che condurrebbe a Dubai un altro narcos di rilievo del Napoletano, lo stabiese Raffaele Imperiale, l’uomo che ha fatto la fortuna degli Amato-Pagano, divenendo il loro broker di riferimento per l’importazione di cocaina e consentendo così agli scissionisti dei Di Lauro di diventare, a loro volta, fornitori della droga su scala napoletana di altri sodalizi criminali. Imperiale è stato coinvolto in un’inchiesta sul traffico di droga gestito dagli Amato-Pagano e nell’ambito di questa indagine ha ‘consegnato’ alla Dda di Napoli due tele di Vincent Van Gogh, rubate dal Museo di Amsterdam nel 2002: erano nascoste nell’abitazione dei genitori a Castellammare di Stabia.

A Dubai si nasconderebbe anche il giovanissimo Raffaele Mauriello, figlio del ras scissionista Ciro Mauriello. Lì lo collocherebbe un’intercettazione tra la suocera, la moglie e un altro parte. «Lì dove fa caldo, di sicuro si sta organizzando», dicevano. Ma anche: «Ha detto che fa caldo, che stava pariando, che si stava divertendo». (Segui gli aggiornamenti: «Arrestato a Dubai perché scambiato per il narcos Carbone: 40enne scarcerato dopo un mese, verifiche sull’errore. E Carbone è ancora latitante) 

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venerdì, 10 Gennaio 2020 - 10:30
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