Coronavirus, gli autotrasportatori non si fermano: «Grazie a noi c’è cibo sugli scaffali, se no l’Italia morirebbe»

michele granese imprenditore
Michele Granese, imprenditore
di Bianca Bianco

Sono in prima linea per garantire agli italiani di avere gli scaffali dei negozi pieni e le dispense fornite. Michele Granese è il responsabile commerciale di una grande azienda di trasporti e logistica integrata nell’Interporto Campano di Nola, dà lavoro a 100 dipendenti e da giorni affronta, con altri suoi colleghi, questa nuova sfida che non è solo sanitaria ma anche civile: «I medici sono eroi – dice – ma vorrei che si parlasse anche degli autotrasportatori. Pure loro sono eroici in questi giorni perché è grazie al loro lavoro che le merci arrivano dappertutto, anche nelle zone dei contagi».

Sì perché il lavoro della società non si ferma, anzi, per alcuni reparti, come quello di refrigerazione degli alimenti, aumenta visto l’’assalto’ delle aziende di trasformazione alimentare e dei caseifici che, in vista di un possibile crollo della domanda, corrono a mettere al sicuro la merce facendola ‘surgelare’.

E’ una delle frontiere dell’emergenza Coronavirus, quella di ditte di trasporti e ‘padroncini’, che non possono fermare la loro corsa. Per fortuna. «La nostra azienda si occupa di diversi settori – spiega Granese – da un lato il trasporto di alimenti sul territorio italiano anche per grandi aziende, dall’altro i trasporti per Fca che oggi è ferma, dall’altra la refrigerazione di alimenti. In questo ultimo caso vedo colleghi imprenditori della filiera agricola ed alimentare angosciati, che non sanno se la filiera troverà un intoppo, per esempio quella degli imballaggi, e dovranno bloccare tutto anche loro».

Parlando delle conseguenze che vive sulla sua pelle, Granese spiega cosa sta accadendo: «Ci sono enormi difficoltà negli spostamenti e ci sono autisti che non nascondono le loro paure nel consegnare la merce nelle zone dei contagi. Il trasporto merci non si ferma, se ci fermiamo noi si ferma l’Italia. Ma vorrei sottolineare che gli autotrasportatori sono eroi. Se gli italiani mangiano è grazie al loro lavoro».

La sicurezza dei dipendenti, camionisti compresi, è assicurata: «Tutti hanno avuto guanti e mascherine e sono stati adeguatamente istruiti da un medico, c’è stata un’adeguata formazione. Di sicuro una situazione diversa da quello che vivono altri autotrasportatori, abbandonati a loro stessi e a cui nessuno ha spiegato nulla. E poi questi lavoratori soffrono tanto perché i trasporti sono più complicati, ci sono tanti iter da seguire con attenzione per la sicurezza di tutti, quella che prima era un’attività normale oggi è diventata uno stillicidio giusto ma faticoso di regole che rende massacrante l’impegno dei lavoratori. Faccio un esempio semplice: ogni giorno riceviamo tante bolle di accompagnamento, chi ci assicura che non siano veicolo di contagio? E allora triplichiamo i controlli e tutto si ferma».

La paura strisciante è che le aziende crollino sotto il peso delle misure di contenimento del Coronavirus: «Anche perché – spiega Granese – nessuno ci ha avvisato del rischio di una possibile cassa integrazione. Forse il settore del trasporto merci uscirà indenne ma penso ad esempio a chi lavora, come noi pure, per fabbriche come la Fca che hanno fermato le catene di montaggio. Cosa accadrà a loro?».

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martedì, 17 Marzo 2020 - 13:09
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