Alma, processo sulla maxi-evasione da 70 milioni: 8 condanne, cadono l’accusa di associazione e la misura cautelare

Luigi Scavone alma
L'imprenditore Luigi Scavone
di Manuela Galletta

L’inchiesta sulla maxi frode fiscale da 70 milioni che nella primavera dello scorso anno ha colpito il noto gruppo di lavoro interinale Alma Spa sfocia nella condanna delle otto persone finite sotto accuse come chiesto dalla procura ma l’entità delle pene disposte va molto al di sotto delle richieste avanzate dai pm, questo perché l’accusa più importante, quella di associazione per delinquere, è stata cancellata e perché agli imputati sono state concesse le attenuanti generiche.

Oggi pomeriggio il giudice per le indagini preliminari Anna Tirone del Tribunale di Napoli ha condannato alle pene più alta il patron di Alma, Luigi Scavone, e Francesco Barberino, considerato il deus ex machina della frode. Scavone, che si trovava nella sua casa a San Sebastiano al Vesuvio quando fu arrestato, ha rimediato 3 anni 10 mesi; mentre 3 anni, 10 mesi e 10 giorni sono stati disposti nei confronti di Barberino. Nei confronti di Scavone e Barberino, i pubblici ministeri Sergio Raimondi e Mariasofia Cozza avevano chiesto 10 anni e 8 mesi di reclusione a testa. Il nome di Scavone a Napoli è legato alla realizzazione di un intero padiglione all’interno del Secondo Policlinico di Napoli destinato allo studio e alla cura delle malattie rare dei bambini. Il costo dell’opera è stato sostenuto completamente dal patron di Altea Holding, appunto Scavone.

Due anni e tre mesi sono stati disposti per Franco Carmine (i pm avevano chiesti 5), che risultava come rappresentante legale di diritto della Alma e di altre società del gruppo beneficiarie di indebite compensazioni ma è stato considerato dalla procura un prestanome. Un anno e 10 giorni sono stati sentenziati per il consulente del lavoro Francesco Marconi (i pm avevano chiesto 9 anni), abilitato all’inoltro telematico della quasi totalità degli ‘F24’ fraudolenti; un anno per Stefano Paloni (pm: 4 anni), direttore di amministrazione, finanza e controllo di Alma. Marco Erhard, collaboratore di Carmine Franco e tenutario della contabilità delle società ‘cartiere’ ha rimediato un anno e 10 giorni, mentre un anno e 8 mesi sono stati disposti sia per Edoardo Rinaldi che per Pietro Di Monda, quest’ultimo consulente fiscale del lavoro, responsabile dell’inoltro di alcuni F24 certificati da un revisore legale e risultati fraudolenti. Con l’assoluzione dal reato di associazione per delinquere, è anche caduta la custodia cautelare dei domiciliari alla quale alcuni imputati, come Scavone, erano ancora sottoposti.

Tutti gli imputati (difesi dagli avvocati (avvocati Arturo Frojo, Maurizio Noviello, Bruno Cervone, Alfonso Furgiuele e Pasquale Coppola) sono stati processati con la modalità del rito abbreviato, formula che prevede lo sconto di un terzo della pena. Severissime anche le pene accessorie, che nei fatti fanno divieto a Scavone e Barberino di potersi mettere alla guida di imprese o di contrarre rapporti con la pubblica amministrazione. Il giudice ha infatti disposto l’interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, dalle funzioni di rappresentanza e assistenza in materia tributaria ed incapaci di contrarre con la pubblica amministrazione per tre anni per Barbarino e Scavone; due anni per Carmine Franco; un anno e quattro mesi per Pietro Di Monda ed Edoardo Rinaldi, un anno per gli altri imputati. Disposta, infine, l’interdizione in perpetuo dall’ufficio di componente di commissione tributaria per tutti gli imputati. Disposta infine la confisca dei beni e dei soldi che erano stati sequestrati in via preventiva.

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mercoledì, 6 Maggio 2020 - 19:26
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