Bufera sui magistrati, Bonafede scongela la sua riforma e insiste: «Queste sono norme a tutela di chi è corretto»

Alfonso Bonafede

«La bozza di riforma dell’ordinamento giudiziario e del processo penale non può più attendere», ché vi è bisogno di norme che restituiscano alla magistratura la credibilità minata dallo scandalo delle intercettazioni che da un anno sta terremotando il mondo di giudici e pm.

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede scongela la bozza di riforma del Csm e nell’Aula della Camera annuncia che la maggioranza di governo tornerà a confrontarsi su quei testi di legge che, prima dell’emergenza Covid, tanto aveva fatto infuriare la magistratura associata. Rispondendo a una mirata interrogazione parlamentare sullo ‘scandalo Palamara’, il Guardasigilli ha ribadito la necessità di un intervento della politica per «tutelare la stragrande maggioranza di magistrati che ogni giorno porta avanti la macchina della giustizia con sacrificio e abnegazione» e che «non merita di essere trascinata nelle squallide paludi di polemiche finalizzate a ingiuste generalizzazioni». «Da circa un anno – ha esordito Bonafede – la magistratura è stata investita da un vero e proprio terremoto. Una pagina dolorosa che ha messo a nudo dinamiche inaccettabili».

La ricetta del ministro Bonafede per fermare la degenerazione delle correnti è sempre la stessa: l’introduzione di «oggettivi criteri meritocratici» da parte del Csm per le nomine di incarichi direttive e semidirettive; un nuovo meccanismo elettivo dei componenti del Csm che «sfugga alle logico correntizie»; il blocco definitivo delle cosiddette «porte girevoli» tra magistratura e politica. «Chi entra in politica deve essere consapevole che non potrà più tornare in magistratura – ha insistito Bonafede – Con questa scelta si compromette l’essenza, anche solo in termine di immagine, di terzietà del magistratura. E’ necessario che il confine tra magistratura e politica sia ben definito». Bonafede, inoltre, ha precisato che paletti molto rigidi sono immaginati anche nel caso in cui un magistrato dovesse candidarsi ma non risultasse eletto. «Ci saranno dei precisi vincoli per il suo rientro», ha aggiunto. Infine, paletti sono pensati anche per i magistrati collocati fuori ruolo perché chiamati a svolgere incarichi ministeriali. «Queste – ha concluso Bonafede – non sono norme contro la magistratura. Tutt’altro».

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mercoledì, 27 Maggio 2020 - 16:12
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