Sedici ragazzi morti nella strage del bus ungherese a Verona, 12 anni all’autista. Le parti civili: «Sentenza epocale»

strage bus ungherese
Era la sera del 20 gennaio del 2017 quando un bus ungherese si schiantò contro un pilone del cavalcavia A4 a Verona Est e poi prese fuoco.

Era la sera del 20 gennaio del 2017 quando un bus ungherese si schiantò contro un pilone del cavalcavia A4 a Verona Est e poi prese fuoco. A distanza di tre anni e mezzo da quel terribile incidente che costò la vita a 18 persone, tra le quali 11 studenti minorenni di un liceo ungherese, si è chiuso il processo di primo grado istruito a carico dell’autista. Janos Varga è stato condannato a dodici anni di reclusione dal giudice per le indagini preliminari Luciano Gorra all’esito del processo con rito abbreviato, formula che prevede lo sconto di un terzo della pena.

Varga rispondeva di omicidio e lesioni colposi plurimi, la stessa contestazione per la quale sono stati rinviati a giudizio altri cinque imputati, funzionari e tecnici di Autostrade e Anas. Il giudice ha anche disposto l’inibizione in perpetuo della patente di guida e ha condannato l’imputato al pagamento di una provvisionale, una sorta di anticipo sul risarcimento danni che dovrà essere stabilita in sede civile, in favore delle famiglie delle vittime. In aula erano presenti i genitori di alcune delle vittime, tutti studenti tra i 15 i 17 anni. Madri e padri che indossavano t-shirt nere con impresso il volto dei lori figli e sulle spalle il nome. «E’ stato comminato il massimo della pena che aveva chiesto il pm, – ha osservato il presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, Alberto Pallotti – oltre ad una provvisionale senza precedenti e all’inibizione permanente dalla guida su tutto il territorio nazionale. Siamo stati riconosciuti dal Tribunale titolari come Aifvs del nostro risarcimento danni, cosi’ come lo zio di una ragazza morta». «E’ una sentenza epocale – ha aggiunto Davide Tirozzi, avvocato di parte civile dei familiari di cinque vittime – Siamo assolutamente soddisfatti sia in punto della pena, sia del riconoscimento della titolarita’ dei diritti».

La tragedia si consumò di ritorno da una gita scolastica in Francia. Il bus era di rientro in Ungheria. Sul mezzo oltre ai due autisti si trovavano 56 persone tra studenti e insegnanti. Molti dei ragazzi riusciranno a salvarsi grazie all’aiuto del professore Vigh Gyorgy, che però vide morire i suoi due figli. Il docente è scomparso un anno fa a causa delle ferite riportate in quel disastro. Secondo la procura, l’incidente fu la conseguenza di un concorso di colpe: da un lato il colpo di sonno che sorprese l’autista Janos Varga, dall’altro l’armatura di contenimento del pilone contro il quale si schiantò il bus. Proprio rispetto alle responsabilità in capo ad Autostrade e Anas sono stati rinviati a giudizio Alberto Brentegani (responsabile di quel tratto della autostrada A4 Brescia-Padova), Luigi Da Rios, (capo dell’ufficio tecnico e progettista dei lavori di sistemazione dello spartitraffico centrale e delle barriere, risalenti al 1992), Michele De Giesi, Maria Pia Guli ed Enzo Samarelli; questi ultimi sono i componenti la commissione Anas del 1993 che collaudarono i lavori di fornitura e posa in opera delle barriere stradali. L’udienza per loro è stata fissata al 15 dicembre 2020.

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venerdì, 19 Giugno 2020 - 17:00
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