Bimbo ucciso di botte a Cardito, chiesto l’ergastolo per il patrigno che lo picchiò e per la mamma che rimase a guardare

Tony Essobti Badre
Tony Essobti Brade, il 24enne che ha ucciso di botte il figlio di sette anni della compagna

Lui, Tony Essobti Badre, si è avventato con violenza su due bambini inermi. Lei, la donna che avrebbe dovuto proteggere i suoi piccoli, «ha preferito il rapporto con Toni all’amore nei confronti dei figli», finendo con il lasciare i bambini in balia della furia omicida del compagno.

Il pubblico ministero Paola Izzo e Paolo Sozio (della procura di Napoli Nord) si scagliano con forza contro Valentina Casa e Tony Essobti Badre nel giorno della requisitoria, a due voci, al processo sull’omicidio del piccolo Giuseppe e sul tentato omicidio della sorellina Noemi. Troppo brutale ciò che si è consumato il 27 gennaio 2019 in quell’appartamento a Cardito dove Tony e Valentina vivevano coi tre figli di lei. Troppo disumano per non chiedere il massimo della pena per entrambi gli imputati. E così, dopo la disamina drammatica del pestaggio, i pm chiedono la condanna all’ergastolo sia per Tony Essobti Badre, reo confesso dell’omicidio, sia per Valentina Casa, benché le condotte siano diverse ma non per questo meno spregevoli.

Tony è colui che materialmente si è avventato su Giuseppe e Noemi, colpendoli a mani nude e con un manico di scopa perché i fratellini, giocando, avevano rotto la testiera del letto nuovo. Valentina, invece, è colei che non ha mosso un dito mentre i suoi bambini venivano massacrati. Anzi, quando Tony è uscito di casa per recarsi in farmaci a comprare qualche medicamento, lei ha ripulito il sangue anziché prestare soccorso al piccolo Giuseppe che è spirato sul divano, dove poi fu trovato cadavere, e a Noemi, sopravvissuta per miracolo alle botte. «Lei non fa nulla, non è assolutamente protettiva nei confronti del bambino ma protegge se stessa e inizialmente anche Tony», dice il pm Izzo riferendosi a Valentina Casa. E per fare comprendere la considerazione che i figli avevano di Valentina Casa, il pm cita un episodio dalla psicologa dell’ospedale Santobono di Napoli che si è occupata di Noemi: la piccola mentre sta giocando, identifica una delle bambole con la madre. A un certo momento del gioco, la afferra e la lancia contro il muro dicendo: «Questa non serve a niente».

Veemente nei confronti della donna, anche l’intervento degli avvocati di parte civile in particolare quello dell’avvocato di Cam Telefono Azzurro e dell’associazione Akira Clara Niola che definisce Valentina Casa «anaffettiva, calcolatrice, osservatrice e scaltra». Secondo Niola Valentina, inizialmente apparsa sotto choc, in realtà ha deliberatamente cercato di nascondersi dietro una serie di alibi poi venuti a cadere. Come quando telefonò al 118, subito dopo il tragico evento, nascondendo ai sanitari la verità e dicendo loro che i bambini erano stato investiti. Una telefonata che peraltro fa ore dopo i fatti, quando Giuseppe è ormai in fin di vita. Per l’avvocato di Cam Telefono Azzurro, Valentina Casa, compie consapevolmente anche altre azioni per tutelare Tony: prende degli stracci per ripulire il sangue dei figli. Cenci che poi nasconde in un ripostiglio. Raccoglie e cerca di far sparire in un ripostiglio i pezzi (cinque in tutto) in cui il compagno ha ridotto il bastone della scopa usato per colpire Giuseppe e la sorellina. Sottolineata, con forza, dall’avvocato di Cam Telefono Azzurro, anche le responsabilità, che a suo parere, gravano sulle maestre dei bambini e sugli assistenti sociali, che avrebbero potuto impedire la morte di un bambino di appena 7 anni segnalando in tempo i segnali evidenti che si erano manifestati già ad ottobre 2018. 

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mercoledì, 23 Settembre 2020 - 19:16
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