La parabola politica dell’ex pm Antonio Ingroia: fallisce anche l’elezione a sindaco di Campobello di Mazara

Antonio Ingroia alla presentazione del simbolo della civica 'Cambiamo Campobello'
di Bianca Bianco

Forse più che la toga, avrebbe dovuto appendere al chiodo le proprie velleità politiche. Antonio Ingroia, ex magistrato anti-mafia, ex promotore di rivoluzioni civiche naufragate nel mare magnum dei piccoli partiti senza storia e senza voti, ha raggiunto un ultimo e poco brillante risultato: fallire anche l’elezione a sindaco di Campobello di Mazara, comune della provincia di Trapani di 11mila anime del quale voleva diventare primo cittadino a capo di una civica chiamata ‘Cambiamo Campobello’. La sua non era affatto una candidatura simbolica, Ingroia non era (solo) il nome altisonante della lotta alla mafia scelto anche per ciò che ha rappresentato il suo lavoro inquirente; l’ex magistrato voleva davvero diventare sindaco di Campobello e per questo aveva avviato una campagna elettorale in piena regola con tanto di comizi, comunicati e pagine social aggiornatissime.

Nonostante l’impegno, però, l’ex pubblico ministero ha mancato e pure di molto l’elezione ottenendo appena il 18,6%: distanziatissimo dal sindaco uscente Giuseppe Castiglione che ha invece ottenuto il 66,9%. Ultimo il candidato Gaspare Passanante. Peraltro, non avendo superato il tetto minimo del 20%, Ingroia stando ai primi calcoli post-voto non avrebbe nemmeno conquistato un seggio in Consiglio comunale. Pochi giorni prima delle elezioni l’ex magistrato, ora avvocato, aveva scritto al prefetto di Trapani per chiedere di «sensibilizzare le forze dell’ordine affinché sia garantito il regolare svolgimento delle elezioni» perché gli erano arrivate voci su contatti opachi di candidati con alcuni elettori. L’indole da pm, insomma, è rimasta intatta ma non gli è servita per superare il sindaco uscente.

Con la sconfitta di Campobello Ingroia incassa l’ennesima debacle elettorale in una carriera politica costellata di risultati a una cifra percentuale. Ingroia, 61 anni, fino al 2012 è stato sostituto procuratore a Palermo, dove si è occupato soprattutto di processi contro la mafia. Tra i processi che ha seguito, quello per l’omicidio del giornalista Mauro Rostagno, quello contro Bruno Contrada e Marcello Dell’Utri. Nel 2013 la candidatura a premier col movimento Rivoluzione civile, che raccolse pochi consensi elettorali, dunque il trasferimento alla procura di Aosta fino alla decadenza dalla magistratura. Nel 2018 una nuova candidatura nazionale col movimento creato insieme a Giulietto Chiesa, ‘Lista del Popolo per la Costituzione’, che ottiene nemmeno l’1%. Con la giunta regionale di Rosario Crocetta ha rivestito diversi incarichi pubblici, poi la scelta di fare l’avvocato e oggi il ritorno alla politica locale alle elezioni di Campobello.

“Volevamo cambiare Campobello – ha poi dichiarato commentando la sconfitta – per salvarla e farla rinascere, per darle delle concrete opportunità di riscatto visto che, secondo le cifre ufficiali degli ultimi 6 anni, il comune di Campobello di Mazara sta letteralmente ‘morendo’ con tutti i giovani che vanno via e l’economia è in caduta libera. Per farla rinascere – prosegue Ingroia – avevamo bisogno di un voto libero dalla morsa della mafia e dei comitati d’affari. Solo la metà dei cittadini si è recata a votare. Questo è già un dato molto significativo. Credo che oggi abbia vinto la rassegnazione e la paura».

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martedì, 6 Ottobre 2020 - 09:27
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