Covid, la scuola maltrattata da un Governo indeciso: altro che ‘caposaldo’, sulle aule chiuse/ aperte l’ennesimo tafferuglio

scuola banchi
di Bianca Bianco

La scuola doveva essere il caposaldo delle scelte del Governo, il premier Giuseppe Conte lo ha ribadito più volte sia nelle sue conferenze streaming che nei passaggi in Parlamento. Eppure proprio sul caposaldo dell’istruzione, della cultura, della socialità, si sta registrando uno dei più indecorosi tira e molla da quando l’emergenza Coronavirus ha travolto l’Italia. Siamo al 27 novembre, gli studenti italiani si dividono in didattica a distanza e didattica in presenza a seconda delle scuole che frequentano e delle Regioni in cui abitano. Ai Dpcm del Governo si aggiungono le ordinanze regionali, alle ordinanze regionali, come sta avvenendo in Campania, si frappongono quelle dei singoli sindaci. Virtù e storture del nostro sistema costituzionale e territoriale, si dirà. Ma è tutto il contorno di dichiarazioni, braccio di ferro, indecisioni che sta trasformando la scuola – che doveva essere primo obiettivo di una programmazione prudente sì ma decisa – a trasformare il dibattito in caos.

Da un lato, asserragliata nella sua trincea isolata anche dagli altri ministri, c’è il ministro all’Istruzione Lucia Azzolina che vuole la riapertura delle scuole il 9 dicembre, lasciando spazio solo ad una gradualità delegata al solito ai dirigenti scolastici; contro di lei, i governatori delle Regioni che fino all’incontro di ieri si sono opposti con veemenza a questa ipotesi, chiedendo invece di riaprire direttamente dopo le feste di Natale ovvero il 7 gennaio. In mezzo, chi nel Governo prospetta una ridicola apertura il 15 dicembre: insensata se si pensa che dopo una settimana verrebbero di nuovo sospese le lezioni perché si va in vacanza in vista del Natale.

In questa rissa mediatica e di opinioni, spuntano poi le idee dei singoli. Come quella del ministro dei Trasporti Paola De Micheli – investita del problema visto che il nodo degli spostamenti va di pari passo con quello delle lezioni in classe- che suggerisce, viste le difficoltà causate dal dimezzamento dei mezzi pubblici – vi sia uno scaglionamento degli ingressi e delle uscite dalle 8 alle 20 e si vada in classe anche di sabato e domenica.

L’ennesima proposta buttata lì, a dare il senso di una mancanza di programmazione che per la scuola mostra ferocemente l’inadeguatezza dell’approccio del Governo su un tema così delicato. A sciogliere i nodi sarà sicuramente il nuovo Dpcm, che con molta probabilmente ancora una volta darà torto al ministro Azzolina e chiuderà le scuole per un altro mese. Nel frattempo, nel vortice dell’incertezza, milioni di studenti che da mesi hanno perso il loro principale contatto con l’istruzione e la socialità.

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venerdì, 27 Novembre 2020 - 10:44
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