Caos e violenza a Washington, i seguaci di Trump occupano il Campidoglio dopo l’invito a combattere del tycoon

Capitol hill Usa
L'assalto al Campidoglio a Washington

Nel giorno dell’Epifania in cui si sarebbe dovuto ratificare l’elezione di Joe Biden a presidente degli Usa e la Georgia ha eletto due senatori democratici e consegnato il Senato al partito di Biden, a Washington è accaduto tutto. Migliaia di sostenitori estremisti del repubblicano Donald Trump, che ad oggi continua a gridare ai brogli elettorali, hanno assaltato il Campidoglio.

C’è chi ha scalato i muri esterni e le terrazze, chi ha sfondato porte e finestre e, sotto i cappellini rossi con lo slogan ‘Maga’, ha fatto irruzione nel palazzo. Un’azione che sembra avere raccolto l’esortazione a ‘combattere’ che, poche ore prima, Donald Trump aveva lanciato nell’Ellipse, il grande parco a sud della Casa Bianca, invitando i suoi sostenitori a marciare sul Campidoglio contro quello che lui definisce ‘furto’ delle elezioni.

Non era mai accaduto prima. L’insurrezione ha sortito l’effetto di bloccare la Sessione del Congresso per ratificare il voto del Collegio elettorale, e con esso la vittoria di Biden arrivata il 3 novembre, costringendo senatori e deputati ad evacuare il palazzo. Da qui in poi è stata una sorta di ‘battaglia’ per liberare il Campidoglio: gas lacrimogeni nella Rotonda e deputati con le maschere antigas, polizia con le armi puntate all’interno di Capitol Hill, Guardia nazionale dispiegata, coprifuoco nell’intera città. Inevitabili gli scontri, registrati anche diversi feriti. Una manifestante pro-Trump sarebbe anche rimasta uccisa perché colpita da uno dei proiettili esplosi durante le ore di violenza.

Il caos. Biden, che tra 14 giorni diverrà di fatto il nuovo presidente degli Usa, è stato il primo a parlare alla gente con un appello dai consueti toni moderati: «Le scene che stiamo vedendo al Campidoglio non rispecchiamo la vera America, non rappresentano ciò che siamo, ma un gruppo di estremisti. Questo non è altro che caos, disordine, e deve finire. E finire adesso. Faccio appello a questa gente: andate via, lasciate che democrazia vada avanti». Poi si è rivolto direttamente al repubblicano, che ancora non l’ha riconosciuto come suo legittimo successore: «Le parole di un presidente contano, non importa quando il presidente sia positivo o negativo. Le sue parole possono ispirare al bene o, nel peggiore dei casi, possono incitare a qualcosa di negativo. Il mondo ci guarda, così come gli americani, e le persone sono scioccate e tristi. La nostra nazione è stata un faro e ora è piombata nelle tenebre».

Per cui, ora, «presidente Trump: intervenga». Dal canto suo il tycoon ci ha messo un po’ prima di rompere il silenzio. Così prima ha postato su Twitter un paio di messaggio invitando i suoi sostenitori a restare ‘tranquilli’, poi ha lanciato un video messaggio. «So che siete feriti, l’elezione ci è stata rubata ma dobbiamo avere la pace, vi amiamo, andate a casa… (…) non vogliamo che nessuno si faccia male», è uno dei passaggi del ‘discorso’ di Trump. Appena in tempo, perché Twitter ha deciso di bloccare per 12 ore il profilo dell’ormai ex presidente.

Intanto i repubblicani anti-Trump del Lincoln Project hanno chiesto l’impeachment immediato di Donald Trump per aver istigato l’assalto dei suoi seguaci al Capitol Hill di Washington. «Chiediamo l’immediata messa in stato di accusa e la condanna del presidente per costringere la sua rapida rimozione dalla Casa Bianca», si legge in una dichiarazione del gruppo che si è schierato contro il presidente durante la campagna elettorale.

giovedì, 7 Gennaio 2021 - 02:56
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