Uccisa di botte in casa, provvedimento per il ritorno in carcere (sospeso) per il marito di Fortuna Bellisario


Torna in carcere Vincenzo Lo Presto, il 43enne accusato dell’omicidio della moglie Fortuna Bellisario, massacrata a Napoli nel 2019 nella sua abitazione. L’ottava sezione del Tribunale del Riesame di Napoli, collegio E, ha disposto per Lo Presto il ripristino della custodia cautelare in carcere. Lo Presto è stato condannato a dieci anni di reclusione, con rito abbreviato, per omicidio preterintenzionale.

I giudici hanno anche disposto che il provvedimento resti sospeso fino a quando il pronunciamento non sarà diventato definitivo, quindi, dopo la decisione della Corte di Cassazione, annunciato dal legale del 43enne.    Il Riesame ha accolto l’istanza di appello presentata lo scorso 15 marzo con la quale la Procura di di Napoli ha chiesto il riconoscimento, nei confronti di Lo Presto, del reato di omicidio doloso e non di omicidio preterintenzionale e, di conseguenza, anche una pena maggiormente afflittiva, commisurata al reato.

Leggi anche / Uccisa di botte in casa, marito scarcerato dopo 2 anni: il Rione Sanità in rivolta chiede giustizia per Fortuna Belisario

«Confido nella suprema Corte di Cassazione, il tempio del diritto, dove non possono trovare ragione le interferenze mediatiche –  ha detto l’avvocato Sergio Simpatico, legale di Lo Presto, che annuncia il ricorso in Cassazione. Il processo di primo grado prese il via ipotizzando nei confronti dell’imputato il reato di omicidio doloso. Successivamente venne chiesta l’attenuazione in omicidio preterintenzionale, per il quale il gup emise una condanna a dieci anni di reclusione. Lo scorso 23 febbraio il 43enne, che per problemi di deambulazione è costretto stare su una sedia a rotelle, è stato scarcerato e messo ai domiciliari nell’abitazione della mamma, a Napoli dal Tribunale, dopo due anni di detenzione. Una decisione che ha suscitato forte disapprovazione nell’opinione pubblica.

«L’assenza del dolo è ineccepibile, – ha aggiunto l’avvocato di Vincenzo Lo Presto – anzi, il mio assistito ha subìto un torto in quanto aveva diritto alla scarcerazione un anno prima. Sottolineo – ricorda l’avvocato –  che non è possibile generare un ematoma subdurale con percosse incapaci di provocare danni alla scatola cranica».

giovedì, 15 Aprile 2021 - 11:25
© RIPRODUZIONE RISERVATA