Lo sfogo di un padre. Arrabbiato, sotto pressione, per questo umanamente comprensibile. Il video di una manciata di minuti con cui Beppe Grillo ieri ha deciso di intervenire sulla vicenda giudiziaria che coinvolge da due anni il figlio, indagato con tre amici per un presunto stupro di gruppo avvenuto nella villa in Costa Smeralda dell’ex comico e fondatore del Movimento 5 stelle, aveva i toni esacerbati e quasi disperati della protesta di un padre preoccupato. Toni che si possono comprendere: in ballo c’è la sorte e il futuro del bene più caro.
Archiviata però la solidarietà, che non si nega a nessuno, è necessario spendere due parole sul modo scomposto con cui Beppe Grillo, non un uomo qualunque ma un ex comico molto ricco, con una visibilità enorme, fondatore di un partito oggi al Governo, ha voluto difendere il giovane Ciro. Nel video pubblicato su Facebook l’artista genovese riesce nell’intento forse non ricercato ma ottenuto di ridicolizzare e colpevolizzare la giovane italo svedese che denunciò la presunta aggressione sessuale: «Allora perché non li avete arrestati? – urla scomposto – Perché vi siete resi conto che non è vero niente, non c’è stato niente perché chi viene stuprato e fa una denuncia dopo 8 giorni vi è sembrato strano».
Riesce a derubricare una storia complessa su cui si indaga da due anni a «bravata» di «4 coglioni» («E poi c’è tutto un video, passaggio per passaggio, in cui si vede che c’e’ un gruppo che ride, ragazzi di 19 anni che si divertono e ridono in mutande e saltellano con il pisello, così…perché sono quattro coglioni»).
Infine, riesce a calpestare in una manciata di fotogrammi la stessa storia e ragione di esistere del suo Movimento. Accusa i giornalisti di avere imbastito un processo mediatico ai danni del figlio, e appare paradossale che l’appunto venga da chi ha trasformato la gogna (di giornalisti invisi, di politici ‘semplicemente’ indagati come suo figlio) in strumento di lotta politica e di ‘eliminazione’ virtuale del nemico. Chiede implicitamente che su Ciro si sia garantisti, lui che ha fondato un Movimento che ha fatto del giustizialismo una della sue bandiere, peraltro portata in bella vista da un ministro pentastellato per due anni.
Una svolta garantista, per il papà del partito dei ‘manettari’, dei duri e puri pronti ad epurare (salvo modifiche di Statuto) alla prima macchia sulla condotta (nemmeno sulla fedina penale). Un paradosso italiano della migliore tradizione. Del resto è facile essere ‘manettari’ con i figli altrui.
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martedì, 20 Aprile 2021 - 09:39
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