Processo Regeni, tutto da rifare: annullato il rinvio a giudizio degli 007 egiziani accusati per la morte del ricercatore

Giulio Regeni

Dopo cinque ore di camera di consiglio i giudici della terza Corte di Assise hanno annullato il rinvio a giudizio dei quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore italiano Giulio Regeni nel 2016.  I togati hanno rinviato gli atti per cercare di rendere effettiva la conoscenza del processo agli imputati perché in caso contrario il rischio sarebbe la nullità del procedimento.

Il nodo sulla presenza del generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif si annunciava complesso. A parere della Corte d’assise di Roma «il decreto che disponeva il giudizio era stato notificato agli imputati comunque non presenti all’udienza preliminare mediante consegna di copia dell’atto ai difensori di ufficio nominati, sul presupposto che si fossero sottratti volontariamente alla conoscenza di atti del procedimento».

«Le richieste inoltrate tramite rogatoria all’autorità giudiziaria egiziana contenenti l’invito a fornire indicazioni sulle compiute generalità anagrafiche e sugli attuali ‘residenza o domicilio’ utili per acquisire formale elezione di domicilio non hanno avuto alcun esito – scrivono i giudici – L’acclarata inerzia dello Stato egiziano a fronte di tali richieste del ministero della Giustizia italiano, certamente pervenute presso l’omologa autorità egiziana, seguite da reiterati solleciti per via giudiziaria e diplomatica nonché da appelli di risonanza internazionale, effettuato dalle massime autorita’ dello Stato italiano, ha determinato l’impossibilità di notificare agli imputati, presso un indirizzo determinato, tutti gli atti del procedimento a partire dall’avviso di conclusione delle indagini. Gli imputati, dunque, non sono stati raggiunti da alcun atto ufficiale», aggiungono i giudici.

Si riparte quindi dall’udienza preliminare. Il giudice dovrà utilizzare tutti gli strumenti, compresa una nuova rogatoria con l’Egitto, per rendere effettiva e non solo presunta la conoscenza agli imputati del procedimento a loro carico. Fonti di procura esprimono amarezza e sorpresa mentre i familiari di Giulio, presenti in aula, non si dicono rassegnati: è «solo una battuta d’arresto, premiata la prepotenza egiziana».

venerdì, 15 Ottobre 2021 - 08:41
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