Falsi green pass alla figlia e al genero del boss Bosti, il Riesame conferma il reato di corruzione. Cade l’aggravante mafiosa

green pass

L’accusa di corruzione in relazione all’inchiesta su finti certificati Covid è rimasta in piedi ma l’aggravante della matrice camorristica è caduta.

I giudici della dodicesima sezione penale del Tribunale del Riesame di Napoli hanno letto così l’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che lo scorso gennaio ha portato all’arresto di Maria Bosti, figlia del ras Patrizio, e del marito Luca Esposito, bloccati mentre stavano per volare a Dubai. Bosti ed Esposito, difesi dagli avvocati Raffaele Chiummariello e Nicola Pomponio, hanno dunque ottenuto un ridimensionamento del quadro indiziario in fase cautelare.

Un ridimensionamento che, in divenire, potrebbe incidere anche sulle esigenze cautelari e spingere la difesa a chiedere un’attenuazione del provvedimento restrittivo. Non va dimenticato, infatti, che già in sede di convalida del fermo Luca Esposito ha ammesso l’accusa di corruzione. Ma la procura è pronta, sul punto, a dare battaglia. Gli inquirenti sospettano, infatti, che moglie e marito fossero intenzionati a volare a Dubai in previsione della definizione del processo che vede Esposito tra gli imputati: nei suoi confronti la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha proposto 10 anni di reclusione per associazione di stampo mafioso.

Su questo processo Esposito è a piede libero (il Riesame annullò la misura cautelare), ma in caso di condanna nei confronti del genero del boss Bosti potrebbe anche essere spiccata un’ordinanza straordinaria di custodia cautelare. Una procedura che – ragionano gli inquirenti – potrebbe avere spinto moglie e marito a tentare la ‘volata’ a Dubai. ‘Volata’ fermata lo scorso gennaio.

Al momento dell’imbarco nell’aeroporto di Fiumicino, moglie e marito erano in possesso di un falso certificato anti-Covid. Nell’indagine risultano indagati a piede libero anche due medici napoletani in servizio all’Asl. Lo scenario accusatorio è stato delineato grazie al contenuto di alcune intercettazioni, rese possibili – tra le altre cose – da una microspia piazzata a bordo della Mercedes classe G in uso a Luca Esposito. «Ho pagato sette vaccini a truffa per mille euro l’uno», dice in un passaggio, facendo il nome del medico coinvolto. Con la certificazione che attestava vaccini mai avvenuti, Esposito e altri beneficiari della documentazione falsa si erano così guadagnati il green pass.

mercoledì, 23 Febbraio 2022 - 13:11
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