Pd nel caos, c’è chi rifiuta la candidatura e lamenta ‘posizioni’ sfavoreli per favorire altri. La rabbia degli esclusi eccellenti


E’ il giorno dei delusi. Dei tagliati fuori dalla competizione elettorale. E delle dichiarazioni al veleno che non fanno altro che opacizzare l’immagine già appannata del Partito democratico. 

Federico Conte, deputato uscente di Liberi e uguali, non sarà della partita. Ha rifiutato la proposta dei ‘dem’ e l’ha fatto con una motivazione che inchioda Enrico Letta e il Pd alla logica delle candidature ad personam che rischia di penalizzare il centrosinistra alle urne. A Conte era stata proposta la candidatura al secondo posto della lista plurinominale del Senato della circoscrizione Campania 2 (Avellino, Benevento, Caserta e Salerno). «La ondeggiante politica dell’ultima fase e l’algido svolgimento delle trattative per la formazione delle liste, caratterizzate da veti autoreferenziali, provano che non sono venute meno, specie in Campania e in particolare a Salerno, le ragioni per le quali alcuni di noi decisero di candidarsi con LeU – spiega Conte – Mi ha colpito la scelta di trasformare la Campania in un’area di atterraggio per candidature prestigiose di altre realtà. Evidentemente si ritiene che la classe dirigente espressione del sistema di potere locale non sia all’altezza di esprimersi a livello nazionale e, nel contempo, si impedisce che ne emerga una nuova». «A pro di chi? Non certo della Campania e tantomeno di Salerno e dei territori. Io non ci sto – conclude Conte – la mia identità, la mia formazione, il mio vissuto e la mia idea della politica mi hanno indotto a non piegarmi ai potentati per il passato, e mi impongono di non farlo neppure ora. Non mi interessava comparire ma poter competere per cambiare la realtà, non conservarla. Non ho vissuto di politica ma per la politica. E non smetterò di farlo». 

Toni molti polemici anche da parte di Camilla Sgambato, componente della direzione nazionale del PD e già responsabile nazionale Scuola del partito: il Pd le aveva proposto il secondo posto nel collegio proporzionale di Caserta/Benevento ma lei ha rifiutato. «Per la seconda volta, come avvenne già nel 2018, mi è stata proposta una candidatura in posizione non utile – dice lei – Non mi sono mai sottratta alle battaglie politiche e al senso di responsabilità di chi vive in una comunità e ne rispetta regole e obiettivi. Ma a tutto c’è un limite. Il Partito Democratico ha votato nell’ultima direzione i criteri per la composizione delle liste: radicamento territoriale, no paracadutati dall’alto, no pluricandidature, vero rispetto della parità di genere, valorizzazione del merito e delle competenze. Quanto al criterio della territorialità, io sono stata sostenuta da decine di sindaci e amministratori del territorio, le cui problematiche ho sempre rappresentato con coraggio e passione. Quanto al merito e alle competenze, sia in Parlamento prima, che, durante il Covid poi in segreteria nazionale, ho sempre dato il massimo contributo, per la scuola e l’istruzione, ascoltando con rispetto e serietà i problemi di migliaia di docenti, dirigenti, alunni, personale ATA, contribuendo alla comprensione e spesso alla positiva soluzione degli stessi. Le donne sono state mortificate e, in alcuni casi, addirittura inserite più volte, per far scattare gli uomini».

Rifiuto della candidatura con reprimenda anche da parte della deputata Alessia Morani, che accusa il Pd di averla infilata nelle liste senza prima discutere con lei del posizionamento: «Ho saputo quale fosse la mia posizione in lista solo al momento della lettura da parte di Marco Meloni dell’elenco dei candidati. Nei posti eleggibili per le Marche sono stati designati Alberto Losacco, commissario del Pd Marche, Irene Manzi e Augusto Curti. A mia insaputa, il mio partito ha deciso di assegnarmi il collegio uninominale di Pesaro e un terzo posto nel proporzionale». 

Non hanno, invece, ricevuto alcuna offerta di candidatura Franco Vazio e Valeria Fedeli. Se la senatrice ha rilasciato una nota dal tenore distensivo assicurando comunque «il mio impegno politico sul territorio per continuare a cercare soluzioni che migliorino la vita delle persone, in particolare delle donne e dei giovani», il ligure Vazio l’ha presa male. Letta gli ha preferito Lorenzo Bosso (capolista al Senato), genovese e già parlamentare negli anni 2013-2018. Vazio parla di «chiamata a sorpresa» e bolla come «sbagliata questa scelta» di lasciare lui a casa. Così facendo, dice, il Pd «lascerà il ponente della Liguria, da Varazze a Ventimiglia, senza alcun rappresentante in Parlamento del Pd».

Grande escluso anche Pierfrancesco Maran, l’assessore dem della giunta del sindaco Beppe Sala, che ha avuto il record di preferenze alle scorse elezioni comunali. Capolista nella circoscrizione Lombardia 4 il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini

martedì, 16 Agosto 2022 - 14:43
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