Disabile precipitato dalla finestra, sotto accusa quattro agenti. Irruzione in casa dopo post su gruppo Fb di quartiere


C’è qualcuno che parla già di nuovo caso Cucchi, di una nuova storia che mette in cattiva luce l’operato delle forze dell’ordine. Tanto però deve essere ancora chiarito nella vicenda che ha coinvolto Hasib Omerovic, il 36enne disabile precipitato dalla finestra di un appartamento a Roma durante un intervento delle forze dell’ordine e oggi ancora in coma presso il Policlinico Gemelli, nella capitale. La famiglia chiede la verità e mobilita l’opinione pubblica con una campagna mediatica che ricorda quella di Ilaria, sorella di Stefano Cucchi.

Le prime indagini fanno sorgere i primi interrogativi. Per quell’intervento non fu emesso mandato di perquisizione né vi fu alcuna iniziativa della Procura di Roma; gli stessi magistrati di piazzale Clodio, che indagano per tentato omicidio, stanno ricostruendo quanto avvenuto lo scorso 25 luglio nella casa di via Aleandro a Primavalle e hanno già concluso che i poliziotti non erano lì su delega di una autorità giudiziaria.

Ma perché allora si trovavano in quell’appartamento dal quale poi Omerovic è precipitato? Si trattava di una perquisizione decisa da una figura di vertice o dagli stessi quattro agenti? Perché questi entrarono nella casa in borghese? I quattro sostengono che loro intenzione era chiedere documenti al 36enne sordomuto che ora si trova in coma al policlinico Gemelli con varie fratture dopo un volo di 9 metri.  Le condizioni del ferito sono in leggero miglioramento, non è più in pericolo di vita ma resta un quadro clinico complesso alla luce dei tre interventi chirurgici a cui è stato sottoposto.

Secondo quanto emerso, i poliziotti (tre uomini e una donna) del commissariato Primavalle avrebbero effettuato il controllo dopo aver visto un post sulla pagina Facebook relativo a presunte molestie da parte dell’uomo verso alcune donne. Letto il post, avrebbero deciso di intervenire come attività preventiva presentandosi il giorno dopo nell’abitazione di Omerovic. Un controllo per identificare il soggetto ma soprattutto un’iniziativa, viene sottolineato, per prevenire eventuali violenze di genere visto che spesso, in passato, proprio il mancato intervento in anticipo è sfociato in violenze.

Nei prossimi giorni i quattro agenti verranno ascoltati ed è possibile che scattino le prime iscrizioni nel registro degli indagati. Sul punto in Procura si mantiene il massimo riserbo. Complessivamente nella zona dello stabile, secondo quanto riferito da alcuni testimoni ai legali, sarebbero stati presenti tra gli otto e i dieci agenti, alcuni in borghese. Le forze dell’ordine hanno allertato i soccorsi dopo avere assistito l’uomo a terra.

Gli uomini della Squadra Mobile, a cui sono state delegate le indagini, hanno già ascoltato i vicini di casa degli Omerovic. Tra i testimoni anche una vicina che avrebbe visto il ragazzo precipitare.  Le audizioni puntano a chiarire anche il ‘clima’ che si respirava nel quartiere in quei giorni. Nella denuncia presentata dai familiari del 36enne si fa esplicito riferimento ad un episodio avvenuto il 24 luglio: un barista di zona aveva avvisato la sorella di Hasib del post minaccioso che girava su Fb. Agli atti dell’indagine anche la relazione di servizio  mentre sono già stati posti sotto sequestro alcuni oggetti trovati nell’appartamento: lenzuola macchiate di sangue, il bastone spezzato di una scopa. I familiari hanno anche messo a disposizioni degli inquirenti alcune foto in cui è visibile un termosifone parzialmente staccato dal muro e tracce di sangue intorno alla porta della stanza in cui Omerovic si sarebbe rifugiato per paura, stando al racconto della sorella minore presente in quel momento in casa. Tasselli che ora i magistrati dovranno mettere in fila.

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mercoledì, 14 Settembre 2022 - 09:50
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