L’Aquila, così il primario di urologia ha sterminato la famiglia. Nei racconti degli amici le cause del dramma

vicentini padre e figlia
Carlo Vicentini e la figlia Alessandra

Il primo ad essere colpito è stato Massimo, 43 anni, impossibilitato a muoversi: una grave distrofia muscolare lo costringeva a letto e lo obbligava a stare attaccare a un respiratore.

Il corpo della sorella Alessandra, di 36 anni, era invece ai piedi del letto presente nella stanza: era nutrizionista nel reparto di oncologia dell’ospedale di Teramo e aveva uno studio privato all’Aquila. Quindi, secondo una plausibile ricostruzione effettuata dalla polizia, è toccato a Carla Pasqua (di 63 anni), ex funzionaria amministrativa della Asl dell’Aquila. Carlo Vincentini, primario di Urologia all’ospedale di Teramo (andato in pensione da pochi mesi avendo compiuto 70 anni) e docente universitario andato in pensione da un paio di mesi (insegnava ancora), ha sterminato in questa sequenza la sua famiglia prima di togliersi la vita nella villetta a L’Aquila.

Si è servito di una pistola regolarmente detenuta (una Walther P38), ma il perché non è certo. Ci sono solo ipotesi: una di queste lega l’orribile gesto dell’uomo alle gravi condizioni di salute del figlio Massimo, che da poco era stato dimesso dall’ospedale dell’Aquila; c’è chi ha poi aggiunto come Vicentini avesse vissuto male il pensionamento sprofondando in uno stato di depressione che avrebbe acuito i timori per il futuro del figlio disabile dalla nascita.

Le indagini dovranno collocare esattamente gli omicidi. I vicini, che hanno allertato la polizia, hanno raccontato di avere visto la famiglia per l’ultima volta mercoledì. E hanno aggiunto di essersi preoccupati perché nei giorni seguenti nessuno degli occupanti dell’abitazione aveva loro risposto. Va, dunque, chiarito se la tragedia sia avvenuta tra mercoledì 29 e giovedì 30 marzo.

«Era un professionista straordinario – ricorda il legale della famiglia Emilio Bafile – ha sofferto sicuramente per la situazione clinica del figlio che stava poco bene e questa vicenda lo ha segnato. Ovviamente, la sofferenza è arrivata all’estremo e ha maturato questa idea. Le condizioni del figlio hanno pesato molto sulla sua esistenza». Fuori dalla villetta anche Giovanni Vicentini, fratello dell’urologo. «Mi aveva detto due giorni fa che con tutta la famiglia sarebbe andato al mare a Tortoreto – spiega – ieri ho provato a contattarlo senza ricevere risposta. Ho solo visto che le finestre erano abbassate e ho pensato fossero già partiti. Solo oggi, con delle chiavi secondarie sono andati ad aprire, rendendosi conto della tragedia». «Siamo devastati. E’ una tragedia che non riusciamo a spiegarci: il professor Vicentini era un urologo molto bravo ed apprezzato oltre che un uomo gentile, sensibile e disponibile», afferma il dg della Asl di Teramo, Maurizio Di Giosia.

Sul posto è giunto anche il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi: «Sono profondamente colpito e addolorato. È un dramma incommensurabile, che strazia il cuore della comunità temperese e aquilana di angoscia, turbamento e interrogativi a cui difficilmente potrà essere data risposta. Le mie preghiere e i miei pensieri sono rivolte alle vittime di questa tragedia e ai familiari che restano a piangerla. L’amministrazione è pronta a garantire tutta l’assistenza e il sostegno possibili».

Ha fatto capolino anche il senatore di Fdi Guido Liris, che era stato allievo all’Università di Vicentini. «Il professore – ricorda Liris – duro e severo ma imparziale, grande professionista, ha lasciato, e non solo in me, importanti insegnamenti come il valore del merito, l’importanza del rispetto nei confronti delle istituzioni e l’importanza della formazione». Una conoscenza maturata nell’arco degli anni. «Il nostro rapporto è cambiato profondamente quando, da studente, sono entrato nel mondo della professione – aggiunge Liris dopo aver portato personalmente conforto a parenti e amici – ma quel rispetto che qualunque allievo deve al proprio professore non è mai venuto meno da parte mia, nonostante la nostra sia diventata un’autentica amicizia andata avanti per anni. Con Carlo non è mai mancato il confronto su tanti temi, non solo quello della sanità, mi ha letteralmente accolto in casa facendomi conoscere tutta la famiglia e in tante occasioni abbiamo affrontato questioni a cui era sensibile, dalla sua Tempera agli ospedali, di L’Aquila e Teramo, dall’Università alla caccia, dalla ricostruzione agli ambiti sociali, che mi sottoponeva soprattutto dopo il mio ingresso nelle istituzioni».

Un ricordo soprattutto umano. «Il professore – sottolinea Liris – ha dedicato la sua vita ai figli. È una tragedia senza fine che lascia davvero colpiti e addolorati. Chiunque lo abbia conosciuto non può non custodire un ricordo di positivo apprezzamento, nonostante il suo carattere spesso spigoloso. Non dimenticherò mai quell’esame di urologia così difficile da superare che da rappresentante degli studenti mi vide anche confrontarmi animatamente con lui».

venerdì, 31 Marzo 2023 - 22:12
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