Vendita aerei e sommergibili a Colombia, i pm: «D’Alema mediatore con le aziende». Promesse mazzette per 40 milioni a politici di Bogotà

di Gianmaria Roberti

Vendita di navi e arei militari alla Colombia, dalle indagini della Digos di Napoli «è emerso che i soggetti indagati si sono a vario titolo adoperati quali promotori dell’iniziativa economica commerciale di vendita al Governo della Colombia di prodotti delle aziende italiane a partecipazione pubblica». Ovvero di «Leonardo (in particolare aerei M346) e Fincantieri (in particolare corvette, piccoli sommergibili e allestimento cantieri navali)». Questo si legge nel decreto di perquisizione eseguito oggi, emesso dalla procura di Napoli, nei confronti di quattro degli otto indagati.

I pm napoletani indagano sull’ipotesi di corruzione internazionale. Gli indagati si sarebbero mossi «al fine di favorire ed ottenere da parte delle Autorità colombiane, la conclusione degli accordi formali e definitivi aventi ad oggetto le descritte forniture ed il cui complessivo valore economico ammontava ad oltre quattro miliardi di euro». Destinatari del decreto, l’ex premier Massimo D’Alema, l’ad di Leonardo, Alessandro Profumo; Giuseppe Giordo (ex direttore del settore Navi di Fincantieri) e il commercialista Gherardo Gardo, contabile di D’Alema. Nell’atto, il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e il pm Silvio Pavia delineano i presunti ruoli nella vicenda.

«Amato Francesco e Caruso Emanuele operavano quali consulenti per la cooperazione internazionale del Ministero degli Esteri della Colombia – afferma il decreto-; tramite Mazzotta Giancarlo riuscivano ad avere contatti Massimo D’Alema, il quale per il curriculum di incarichi anche di rilievo internazionale rivestiti nel tempo (ex presidente del Consiglio ed ex Ministro degli Esteri) si poneva quale mediatore informale nei rapporti con i vertici delle società italiane, ossia Alessandro Profumo quale amministratore delegato di Leonardo e Giuseppe Giordo quale Direttore Generale della Divisione Navi Militari di Fincantieri».

Tale operazione sarebbe servita «a favorire ed ottenere da parte delle Autorità colombiane la conclusione degli accordi formali e definitivi aventi ad oggetto le descritte forniture ed il cui complessivo valore economico ammontava a oltre 4 miliardi di euro».

Per ottenere ciò, «offrivano e comunque promettevano – sostiene la procura – ad altre persone che svolgevano funzioni ed attività corrispondenti a quelli dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio presso le autorità politiche, amministrative e militari della Colombia (tra le quali finora individuati: Edgardo Fierro Flores nella sua qualità di Capo del gruppo di lavoro per la presentazione di opportunità in Colombia, Marta Lucia Ramirez quale Ministro degli esteri e vicepresidente della Colombia, German Monroy Ramirez e Francisco Joya Prieto, quali delegati della II commissione del Senato della Colombia ed altri in corso di precisa identificazione – tra i quali i predetti Amato e Caruso) il corrispettivo illecito della somma di 40 (quaranta) milioni di euro». La somma, secondo gli inquirenti, corrisponderebbe «al 50% della complessiva provvigione di 80 milioni di euro prevista quale success fee, determinata nella misura del 2% del complessivo valore di 4 miliardi di euro delle due commesse in gioco e da corrispondersi in modo occulto». Allo stato, va precisato che politici e funzionari colombiani non risultano indagati.


Inoltre, «la somma complessiva di ottanta milioni di euro – ipotizza la procura di Napoli – era in concreto da ripartirsi tra la “parte colombiana” e la “parte italiana” attraverso il ricorso allo studio legale associato americano Robert Allen Law – con sede in Miami (segnalato ed introdotto dal D’Alema quale agent informale intermediario commerciale presso Fincantieri e Leonardo) rappresentato in Italia e per la specifica trattativa da Umberto Bonavita e Gherardo Gardo – per la predisposizione e la sottoscrizione della contrattualistica simulatoria informalmente giustificativa della transazione finanziaria e dei vincoli societari, bancari e finanziari in concreto predisposti per il transito, la ripartizione e la finale distribuzione della predetta somma a cui non faceva infine seguito la formalizzazione dei contratti per l’intervenuta interruzione delle trattative a causa della mancata intesa sulla ulteriore distribuzione della predetta somma tra le singole persone fisiche costituenti la “parte italiana” e la “parte colombiana”». Dalle perquisizioni, la Procura spera di trovare riscontri ai suoi sospetti.

martedì, 6 Giugno 2023 - 16:00
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