Gioco d’azzardo patologico, comitato “don Diana” contro legge della Campania: «Crea caos e allarga maglie del contrasto»

di Gianmaria Roberti

I casi di ludopatia aumentano silenziosamente, e in Campania un’associazione anticamorra punta i piedi: «La legge regionale non va, bisogna rivederla». Secondo Salvatore Cuoci, coordinatore del Comitato “don Peppe Diana” di Casal di Principe, «c’è un problema di compatibilità tra i regolamenti, che erano stati fatti dopo le linee guida del ministero del 2015, e la legge regionale del 2020».

La normativa regionale fu approvata il 2 marzo di 3 anni fa, pochi giorni prima dello tsunami pandemico. Si intitola “Disposizioni per la prevenzione e la cura del disturbo da gioco d’azzardo e per la tutela sanitaria, sociale ed economica delle persone affette e dei loro familiari”. Ma, stando al comitato anticamorra, sarebbe tutt’altro che efficace. «La legge regionale – spiega Cuoci – impone ai regolamenti comunali di potersi aggiornare entro 3 mesi dalla sua uscita. Ma questo pone tutte le amministrazioni comunali in una situazione diversa rispetto ai regolamenti che si erano dati. Quindi c’è un caos normativo da questo punto di vista». E non è certo tutto qui. «La legge regionale dimezza i metri di distanza, portandoli a 250, tra i “luoghi sensibili” e i punti di gioco, rispetto – afferma il coordinatore del comitato – alla stragrande maggioranza dei regolamenti, tra cui quello di Napoli che poneva la distanza a 500 metri, dando 5 anni di tempo per adeguarsi».

Quindi «praticamente la legge regionale allarga più le maglie, e sostanzialmente dice che chi era già in quei luoghi può anche restare». Senza dimenticare la mission del comitato, intitolato al parroco ucciso dalla camorra. «Sul gioco d’azzardo – rammenta Cuoci – il nostro sguardo privilegiato è proprio sulla questione del riciclaggio delle associazioni mafiose, che si interessano dell’apertura di punti gioco». Sulla questione, peraltro, «è intervenuta anche l’Anci», l’associazione dei comuni italiani. Ma il caso resta spinoso.

A questo punto «o si spinge su una legge quadro nazionale, organica, che non c’è, che dia direttive a tutte le regioni che possono legiferare in quella cornice, oppure – sintetizza Cuoci – continueremo ad avere venti leggi nazionali diverse, e c’è anche un cortocircuito tra le amministrazioni, cioè l’Anci, e le diverse regioni». Intanto, la dipendenza da gioco d’azzardo devasta vite, getta sul lastrico le famiglie, e arricchisce profittatori senza scrupoli. «Noi – racconta Cuoci – abbiamo fatto una convenzione e messo insieme il nostro comitato e i comuni di Casal di Principe e Aversa, però strada facendo ci siamo accorti che da soli non avremmo fatte tante cose: mettere un comune in una convenzione, adottare un regolamento, quando nel comune limitrofo si fa tutto il contrario, rende tutto complicato». La strada da perseguire, allora, può essere un’altra. «Abbiamo iniziato a ragionare sugli ambiti di zona – aggiunge l’attivista anticamorra-. Così facendo, ragionando con i comuni capofila, probabilmente riusciremo a mettere in piedi qualcosa di più organico, almeno per una ventina di comuni limitrofi. E sarebbe un bel passo in avanti». In attesa di una legge meno problematica.

lunedì, 26 Giugno 2023 - 22:29
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