Inchiesta sulle stragi di mafia del ’93, Dell’Utri (indagato) non si presenta dai pm. La lettera indignata di Marina Berlusconi

Marcello Dell'Utri

Nulla da dire. L’ex senatore Marcello Dell’Utri non si è presentato in procura a Firenze dopo aver fatto sapere agli inquirenti di volersi avvalere della facoltà di non rispondere nell’ambito dell’inchiesta della procura di Firenze sui presunti mandanti occulti delle stragi di mafia del 1993.

L’ex senatore, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, è accusato di aver «istigato l’organizzazione delle stragi per favorire l’affermazione di Forza Italia». Una contestazione che ha spinto la procura a far effettuare perquisizioni presso la sua abitazione e il suo studio in via del Senato, nel capoluogo lombardo: sequestrata documentazione su rapporti economici. In quella occasione, Dell’Utri aveva ricevuto anche un avviso a comparire per fornire spiegazioni sulle contestazioni mosse dai procuratore aggiunti Luca Turco, Luca Tescaroli e dal pm Lorenzo Gestri.

Secondo la procura, Dell’Utri avrebbe sollecitato il boss Graviano – si legge nel decreto di perquisizione – «ad organizzare e attuare la campagna stragista e, comunque, a proseguirla, al fine di contribuire a creare le condizioni per l’affermazione di Forza Italia, fondata da Silvio Berlusconi, al quale ha fattivamente contribuito Dell’Utri». Tutto sarebbe avvenuto, per la Dda fiorentina, «nel quadro di un accordo, consistito nello scambio tra l’effettuazione, prima, da parte di Cosa nostra, di stragi, e poi, a seguito del favorevole risultato elettorale ottenuto da Berlusconi, a fronte della promessa da parte di Dell’Utri, che era il tramite di Berlusconi, di indirizzare la politica legislativa del Governo verso provvedimenti favorevoli a Cosa nostra in tema di trattamento carcerario, collaboratori di giustizia e sequestro di patrimoni, ricevendo altresì da Cosa nostra l’appoggio elettorale in occasione delle elezioni politiche del marzo 1994».

Le stragi del 1993, secondo gli inquirenti fiorentini, puntavano a “indebolire il governo Ciampi”, allora alla guida del Paese, e a «diffondere il panico e la paura tra i cittadini in modo da favorire l’affermazione del progetto politico di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri». Per l’avvocato Francesco Centonze, difensore di Dell’utri, si tratta di una tesi «del tutto incredibile e fantasiosa». «Attendiamo la chiusura delle indagini per conoscere in maniera compiuta i risultati degli accertamenti della Procura di Firenze. – afferma la difesa dell’ex senatore di Forza Italia – Da quello che è stato possibile apprendere in questa fase, peraltro, si tratterebbe di materiale probatorio che è stato già ampiamente esaminato dalle autorità giudiziarie che, negli ultimi trent’anni, si sono occupate dello stesso periodo storico ancora oggetto di indagine da parte dei magistrati fiorentini. Da ultimo anche la Corte d’Assise d’Appello di Palermo e la Corte di Cassazione hanno avuto modo di vagliare in modo critico la gran parte del materiale, che oggi appare ‘rivitalizzato’ dalla Procura di Firenze, assolvendo Dell’Utri nel procedimento cosiddetto ‘Trattativa’».

Per questo, «la chiusura delle indagini consentirà anche di conoscere, finalmente, su quali elementi si fondi la tesi accusatoria – già a prima vista del tutto incredibile e fantasiosa – per la quale Marcello Dell’Utri avrebbe addirittura ‘istigato e sollecitato’ il boss Graviano ‘ad organizzare la campagna stragista’ del 1993». Secondo la difesa inoltre, «ciò che da subito deve invece essere stigmatizzato con forza è la singolare trasposizione mediatica – ‘a specchio’ – di ogni iniziativa istruttoria della Procura di Firenze. Atti e documenti coperti da segreto istruttorio continuano ad essere oggetto, in tempo reale, di illegittima rivelazione e di successiva pubblicazione su organi di stampa”. “Rispetto a questo – conclude l’avvocato Centonze – la difesa di Dell’Utri ha presentato plurimi esposti all’autorità giudiziaria e confida nelle relative determinazioni».

Il nuovo teorema della procura di Firenze ha spinto, l’altro giorno, Marina Berlusconi – figlia di Silvio – ad affidare a ‘Il Giornale’ una durissima lettera contro gli inquirenti: «La persecuzione di cui mio padre è stato vittima e che non ha il pudore di fermarsi nemmeno davanti alla sua scomparsa, credo contenga in sé molte delle patologie e delle aver reazioni da cui la nostra giustizia è afflitta. È una storia che vede una sia pur piccola parte, della magistratura trasformarsi in casta intoccabile e soggetto politico, teso solo a infangare gli avversari veri o presunti».

martedì, 18 Luglio 2023 - 21:57
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