Tassa extraprofitti, banche bruciano quasi 9 miliardi a Piazza Affari. Il precedente: fu flop con le società energetiche


Tassa extraprofitti, banche bruciano quasi 9 miliardi a Piazza Affari. Il precedente: fu flop con le società energetiche. Di preciso, in fumo sono andati 8,96 miliardi di euro per gli istituti quotati in Borsa, dopo la tassa sugli extraprofitti annunciata dal governo. Il listino milanese ha perso il 2,12% a 27.942 punti, bruciando 27,71 miliardi, di cui quasi 1/3 a causa del crollo dei titoli bancari. Bper ha perso il 10,94% a 2,53 euro, Mps il 10,83% a 2,47 euro, Fineco il 9,91% 12,22 euro, Banco Bpm il 9,09% a 4 euro, Intesa l’8,67% a 2,33 euro, Mediolanum il 5,96% a 7,91 euro e Unicredit il 5,94% a 21,28 euro. Più caute Banca Generali (-3,14% a 32,1 euro), Mediobanca (-2,48% a 11,59 euro) e Banca Sistema (-1,55% a 1,14 euro), che prevede un effetto “quasi nullo” della tassa.

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Secondo i calcoli degli analisti di Ubs la tassa sugli extraprofitti delle banche eroderà gli utili del 10-15% per Unicredit e Mediobanca, tra il 45 e il 50% per Banca Mediolanum e Bper, con Intesa Sanpaolo, Finecobank e Banca Generali nel mezzo (20-25%) e Banco Bpm (<35%). Alle stime sono allineati anche gli analisti di Deutsche Bank. L’ipotesi di entrate per lo Stato per «alcuni miliardi, che interpretiamo in 3 miliardi di euro o più – commentano gli analisti – è un livello 2 volte superiore a quanto calcolato si sarebbe potuto ottenere applicando uno schema come quello in Spagna. Calcoliamo in media un’incidenza negativa del 20% sugli utili di settore 2023, con Unicredit (-8%) che subisce un impatto inferiore alla media in quanto circa il 50% circa degli utili viene generato fuori dall’Italia. L’impatto sugli utili di settore avrebbe chiaramente effetti anche sui dividendi e politiche di remunerazione degli azionisti per il prossimo anno ». Bper invece «è la banca più penalizzata a causa dell’acquisizione di Carige che ha pesato solo per due trimestri nel 2022» sottolinea Exane Paribas.

E c’è chi lancia un altro allarme. «Ci sono un sacco di problemi legati a questa norma, arrivata a sorpresa – dichiara Andrea Monticini, professore di econometria finanziaria all’Università Cattolica, all’Adnkronos -. A livello internazionale si crea sicuramente un effetto negativo: si dà l’immagine di un Paese che da un momento all’altro tira fuori una tassazione completamente ingiustificata per andare a colpire un determinato, e questo farà allontanare gli investitori». Inoltre «quando ci sarà bisogno di ricapitalizzare un banca, gli investitori si chiederanno perché mettere soldi se quando poi fa profitti arriva una tassazione extra. A quel punto gli investitori internazionali possono a girare alla larga dal Paese».

Il nuovo prelievo sugli extraprofitti delle banche ha come precedente la tassa introdotta dal governo Draghi sugli extraprofitti delle società energetiche nel 2022. Allora c’era da fare i conti con il balzo dei prezzi del comparto in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina. La misura fu varata per drenare risorse su famiglie e imprese alle prese con il caro-bollette, ed è stata rafforzata successivamente anche dall’esecutivo Meloni. Tuttavia non ha dato nel tempo i risultati attesi. La tassa sugli extraprofitti nel settore energia arriva nel maggio 2022 con il decreto aiuti, che alzando il prelievo sulle società energetiche dal 10% al 25% stima un gettito di 6,5 miliardi da destinare a misure a tutela delle famiglie. I numeri che circolano a giugno, però, sono di 1,23 miliardi sui 10,5 attesi. Si tenta una prima stretta col decreto aiuti bis ad agosto che fa scattare delle maxi multe.

Il nuovo governo Meloni prova a correggere ulteriormente tiro e nella legge di bilancio rafforza la misura: alza il prelievo al 50% e modifica la base imponibile dal fatturato agli utili. La situazione però non migliora di molto. A certificarlo è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha fatto il punto ad aprile nel corso di un question time in Parlamento. Il gettito dei versamenti effettuati da circa 220 soggetti è stato pari nel 2022 a 2.760,49 milioni di euro (di cui 1.279,11 milioni di euro a titolo di acconto e 1.481.38 milioni di euro versati a titolo di saldo). Nel 2023, alla luce delle modifiche, sono stati versati da 3 soggetti ulteriori 82 milioni quale maggiore contributo dovuto.

martedì, 8 Agosto 2023 - 18:40
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