Camorra, il ritratto del clan Sorianello. Quando il boss disse agli affiliati: «Voglio silenzio, omertà e serietà ma non li avete»

Il blitz al rione 99 contro il clan Sorianiello
di Gianmaria Roberti

Un clan egemone nella roccaforte del Rione Traiano, di cui «l’esistenza e la perdurante operatività» trova conferma in «numerose sentenze» e nelle dichiarazioni di svariati collaboratori di giustizia. È il biglietto da visita dei Sorianiello, cosca nata «da una costola del gruppo Grimaldi», si legge nell’ordinanza del gip Leda Rossetti del tribunale di Napoli, eseguita lunedì dai carabinieri nei confronti di 26 indagati. Altri due sono ancora ricercati: Simone Sorianiello, figlio del capoclan Alfredo ‘o biond, considerato reggente del gruppo; Simone Bartiromo, ritenuto punto di riferimento nell’approvvigionamento della cocaina, dopo l’arresto del narcos Raffaele Imperiale e del suo braccio destro Bruno Carbone. Un terzo indagato, Giuseppe Gaetano, è invece deceduto, per cause naturali.

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Come se non bastassero le pronunce di tribunale, un paio anche definitive, gli investigatori sottolineano «i valori ed i principi posti alle fondamenta» del clan, enucleati da una videochiamata di Alfredo Sorianiello. Una volta il boss rimproverò l’interlocutore: «Io, io voglio trovando silenzio… silenzio, omertà e serietà, mi stai capendo? È quello che voi non avete…». Ma non di sola ideologia vive un gruppo criminale. Secondo la Dda di Napoli, i Sorianiello dispongono di «un’arsenale di armi, comuni e da guerra, occultate nella vallata (…), nelle palazzine del parco 99 (…) e presso la frutteria di Vivenzio Salvatore (indagato arrestato nell’ultimo blitz, ndr». Le armi sarebbero usate «per il controllo del territorio (…), per la difesa dei propri uomini ed interessi eseguendo omicidi (cfr. omicidio di Oviamwonty Desmond in data 10.9.2020) o attuando le c.d. stese (…), per la risoluzione di conflitti tra altri gruppi o responsabili di piazze di spaccio»).

I Sorianiello, «dopo un’iniziale alleanza con il clan Vigilia», divennero «un gruppo autonomo». A definirne il rango ci sono «alleanze strategiche con altri clan, i quali si rivolgono» loro «in più occasioni in cerca di aiuto o di una mediazione». Quali esempi, l’ordinanza cita il summit con il pianurese Emanuele Marsicano del «clan Esposito-Calone-Marsicano». Ed anche i contatti con «Bitonto Luigi e Quotidiano Pasquale – clan D’Ausilio» di Bagnoli, «Esposito Luigi – clan Masseria Cardone dell’ Allenaza di Secondigliano» e «Sartori Gesualdo -clan Mazzarella».

La forza economica, invece, verrebbe da «cospicui proventi dalla gestione della piazza di spaccio ubicata all’interno del Parco della 99, rifornendo altresì altri gruppi a capo di diverse piazze», dalle estorsioni «nei confronti di coloro che traggano profitti illeciti all’interno del loro territorio, ai quali impongono il pagamento di un “fiore” pari al 25/30% dei loro guadagni». Parte degli introiti, secondo le indagini, va pure nella «tutela legale offerta agli affiliati tratti in arresto» e nel «versamento delle c.d. settimane o mesate in favore dei sodali, liberi e detenuti».

giovedì, 21 Settembre 2023 - 14:03
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