Caivano, le accuse dei pm a politici (in maggioranza con ex sindaco Falco) e tecnici arrestati: soffiate appalti | Nomi

Esterno edificio della procura della repubblica di Napoli (foto Kontrolab)

Informazioni sui lavori pubblici assegnati alle imprese, indicazioni per entrare nella gestione dei lavori: sarebbe questo il contributo offerto a esponenti della malavita organizzata di Caivano da parte di alcuni pubblici amministratori della passata amministrazione comunale guidata da Vincenzo Falco, caduta a seguito delle dimissioni di massa dei consiglieri comunali, secondo quanto emerso nell’inchiesta della Dda che stamani è sfociata in 9 fermi.

Tra i destinatari del provvedimento spiccato dalla procura antimafia di Napoli ci sono l’ex assessore comunale di Caivano Carmine Peluso (che era stato eletto con la lista civica ‘Orgoglio campano’), l’ex consigliere comunale di maggioranza Giovanbattista Alibrico (eletto con la lista civica ‘Orgoglio campano), l’esponente politico Armando Falco (parente dell’ex sindaco Falco), e due dipendenti del Comune, ossia il tecnico comunale Martino Pezzella e il dirigente comunale Vincenzo Zampella. La lista ‘Orgoglio campano’ risultò il terzo gruppo più votato alle elezioni del 2020.

Nel giugno 2021 i 4 eletti in seno alla civica a sostegno del sindaco Enzo Falco, Alibrico, Armando Falco, Carmine Peluso e Pietro Falco (quest’ultimo estraneo all’inchiesta) inviarono al sindaco una lettera per comunicare l’adesione del movimento a Italia Viva. La lettera fu pubblicata in maniera integrale da Caivanopress. E, tuttavia, dopo la notizia degli arresti il portavoce nazionale di Italia Viva Ciro Buonajuto ha diramato una nota stampa nella quale ha precisato che “a differenza di quanto riportato da alcuni organi di stampa i tre amministratori arrestati a Caivano non sono iscritti a Italia Viva. Carmine Peluso e Giovanbattista Alibrico non sono mai stati iscritti al partito, mentre Armando Falco è stato tesserato nel 2021, ma non ha rinnovato l’adesione nel 2022 e nel 2023”.

Sul fronte della criminalità, i decreti di fermo hanno colpito Raffaele Bervicato (luogotenente del boss Antonio Angelino), Raffaele Lionelli (che recuperava e custodiva armi, e gestiva le estorsioni e il welfare per i detenuti) Domenico Galdiero (che si occupava tra l’altro delle estorsioni) e Massimiliano Volpicelli, incaricato di attuare le direttive di Angelino.
Agli amministratori pubblici di Caivano, la Procura di Napoli e i carabinieri contestano di avere fornito in vari modi appoggio all’organizzazione malavitosa guidata da Antonio Angelino (ritenuto elemento di spicco del clan Sautto-Ciccarelli di Caivano e capo del gruppo Gallo-Angelino, arrestato dai carabinieri lo scorso luglio a Castel Volturno) con il quale interagivano per fornirgli informazioni riguardo i lavori pubblici assegnati alle imprese e anche per gestirne l’aggiudicazione a imprenditori vicini al clan. Erano quest’ultimi, secondo quanto emerso dalle indagini, a versare mazzette, sia agli amministratori, sia al clan. Zampella, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, nella veste di dirigente del settimo settore lavori pubblici del comune di Caivano, firmava le determine di affidamento.

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martedì, 10 Ottobre 2023 - 13:28
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