Napoli, studenti occupano L’Orientale per manifestare in favore della Palestina. Il rettore: «E’ un atto di violenza»


Lo striscione campeggia sul balcone centrale di Palazzo Giusso, la sede dell’università L’Orientale: “Con la Palestina fino alla vittoria”. Questa mattina gli studenti hanno occupato l’edificio in largo San Giovanni Maggiore affidando a un comunicato stampa le ragioni della protesta. L'”irruzione” c’è stata intorno alle 7.30: un gruppo di persone incappucciate è entrato nella struttura, ha fatto uscire il personale e si è barricato dentro. 

«Quello a cui stiamo assistendo è un vero e proprio genocidio: è stato impedito l’accesso a Gaza di cibo, acqua, cure e carburante, i bombardamenti sono all’ordine del giorno e mirano indiscriminatamente case, scuole e ospedali – è la premessa del comunicato degli studenti – Il governo israeliano, con il bombardamento dell’ospedale Al-Maamadani e del campo profughi Al-Maghazi, ha dimostrato ancora una volta il suo vero intento, ossia quello di una vera e propria pulizia etnica».

Ma perché occupare L’Orientale? «Vogliamo denunciare anche dai luoghi del sapere la complicità ed il silenzio delle nostre istituzioni e del governo. Il nostro è un atto che ha la finalità di riaprire il dibattito anche all’interno dell’università e far prendere posizione questa istituzione – spiegano gli studenti – Sappiamo che il nostro ateneo, come altri nel resto del paese, intrattengono rapporti di partnerariato e scambio di ricerche con le università israeliane e l’apparato militare-industriale italiano. Non vogliamo studiare in un’università che si rende complice di ciò che sta facendo un governo coloniale e criminale come quello israeliano».

Quindi gli studenti fermano su carta le loro rivendicazioni: «Pretendiamo: che l’università, nella figura del rettore Tottoli, si esponga pubblicamente a sostegno d popolo palestinese e per un cessate il fuoco immediato; che l’università riconosca pubblicamente il genocidio della popolazione palestinese di cui è responsabile il governo israeliano; che l’università condanni pubblicamente le gravi violazioni dei diritti umani ed i crimini di guerra commessi dal governo di Israele: dall’uso del fosforo bianco, all’uccisione indiscriminata di civili, il bombardamento di scuole, ospedali e dei corridoi umanitari e l’assedio totale a cui è sottoposta in queste ore Gaza; che cessino gli accordi tra L’Orientale e le università israeliane, in quanto complici del regime di oppressione coloniale di insediamento e di apartheid, di gravi violazioni di diritti umani, compreso lo sviluppo di armamenti, di dottrine militari e di giustificazioni “legali” per colpire indiscriminatamente tutto il popolo palestinese; che cessi ogni forma di collaborazione, partnership e rapporti tra l’università e le aziende che producono armi come la Leonardo S.P.A e la sua fondazione med-or, complici dell’armamento dell’esercito israeliano e del potenziamento tecnologico dell’industria bellica israeliana; che l’università si impegni a non ostacolare più le iniziative ed i dibattiti sull’occupazione della Palestina promossi dalle organizzazioni studentesche e e comunità palestinesi».

Ferma la condanna del rettore Roberto Tottoli, che ha pure cercato di dialogare con gli studenti. «Condanniamo con fermezza l’occupazione di una nostra storica sede, un vero e proprio atto di violenza perpetrato nei confronti non solo dell’Ateneo ma della democrazia e delle istituzioni. Un conto è manifestare le proprie opinioni, un conto è impedire il regolare svolgimento delle attività istituzionali», ha osservato Tottoli. «Oggi in programma a palazzo Giusso avevamo non solo le attività didattiche ma anche un incontro proprio sulla crisi israelo-palestinese, che ovviamente è saltato. Occupare chiudendo l’accesso al palazzo è un atto che non posso credere sia stato compiuto dagli studenti dell’Orientale, perché da trecento anni noi insegniamo il confronto tra tutte le culture e tutte le posizioni, confronto che deve essere sempre democratico e pacifico. La violenza non è mai una soluzione e non porta mai alla risoluzione di nessun conflitto», ha concluso. 

lunedì, 6 Novembre 2023 - 11:45
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