Fuorigrotta, estorsione all’ambulante per vendere gadget del Napoli: «Ti sparo colpo in fronte». Quattro arresti in clan Troncone

carabinieri clan troncone

Con le vittorie del Napoli che incalzavano e la corsa scudetto che prendeva forma e sostanza partita dopo partita, in città era esplosa la vendita dei gadget della squadra azzurra. Inclusa la vendita sulle bancarelle, più economica rispetto a quella dei negozi. E la camorra, fiutato il business, non perse tempo per lucrarvi su. Così a Fuorigrotta la cosca dei Troncone andò all’assalto degli ambulanti, imponendo loro il pagamento del ‘pizzo’ per continuare a esercitare l’attività di commercio.

Leggi anche / Bonifica di Bagnoli, soldi finiti. Manfredi: «Serve oltre un miliardo, trovare i fondi è compito del ministro Fitto»

La circostanza, che emerse già all’epoca tra i vicoli della città, è stata certificata da una inchiesta che stamattina ha portato all’arresto di quattro persone, tutte del clan Troncone attivo a Fuorigrotta. I carabinieri Nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico del ras Vitale Troncone detto “‘o zio” (classe 1968), del figlio Giuseppe Troncone (classe 1997), di Luigi Troncone (classe 1989; cognato di Vitale) e di Benito Divano (classe 1982). Le indagini preso il via dalle dichiarazioni rese dalle vittime. Da qui si è sviluppata l’attività di indagine che, come si legge in una nota stampa, ha «permesso di accertare le modalità d’imposizione delle sigarette di contrabbando, ad opera del gruppo criminale a cui gli indagati facevano riferimento, ai danni delle vittime, nonché le analoghe costrizioni di natura economica alle stesse imposte per la vendita della predetta merce; le modalità di violenta costrizione circa la prosecuzione dell’attività di venditore ambulante dei gadget della Ssc Napoli, ad opera sempre dei soggetti in questione, nei confronti delle persone offese; la disponibilità, da parte degli indagati, di armi da fuoco per l’esercizio della relativa attività criminale di natura estorsiva».

Gli indagati – è l’atto d’accusa – avrebbero costretto un ambulante a pagare il pizzo affinché la moglie potesse vendere i gadget della Ssc Napoli e anche ad acquistare ingenti quantità di sigarette di contrabbando – a prezzi maggiorati – che non era in grado vendere. Nello specifico, nel maggio 2023 avrebbero chiesto e ottenuto dall’uomo 500 euro per non bloccare il commercio dei gadget. Non solo. Minacciando di morte la stessa vittima, il clan Troncone avrebbe imposto per 6-7 mesi quantitativi di sigarette di contrabbando (150/200 stecche) che l’ambulante – venditore di sigarette di contrabbando – non aveva la capacità vendere, facendogliele anche pagare a un prezzo maggiorato, a 24 euro ciascuna.

Per un periodo il venditore di sigarette è riuscito a pagare l’imposizione soprattutto grazie ai proventi della vendita dei gadget del Napoli campione d’Italia. Quando ha cercato di far capire però che la situazione sarebbe diventata poi insostenibile i Troncone hanno reagito minacciandolo di morte: «Qua stiamo noi e comandiamo noi, e ti devi fare quello che diciamo noi». E ancora: «Ora ti sparo una botta (un colpo) in fronte, non ho paura di nessuno e neanche di ucciderti»; «Devi dire a tua moglie che non deve intromettersi… non ho paura di uccidervi… per colpa tua mio figlio è armato e sta rischiano di essere arrestato». Sono alcune delle minacce pronunciate dai diversi indagati in più fasi della storia. In una occasione Luigi Troncone, cognato di Vitale Troncone, minacciò l’ambulante con una pistola: «Per colpa tua mi fai arrestare…mi hai fatto venire armato… e ora perché non mi hai dato tutti i soldi che devi darci, mi ha costretto a scendere anche domani che è domenica». Il giorno dopo, la vittima, per timore di ritorsioni ai danni suoi, della moglie e dei suoi figli piccoli, consegnò la parte mancante del denaro richiesto al boss Vitale Troncone, appositamente recatosi per il prelievo.

mercoledì, 31 Gennaio 2024 - 11:15
© RIPRODUZIONE RISERVATA