Bimba e genitori feriti durante una ‘stesa’ a Sant’Anastasia, 17enne condannato a 10 anni: regge l’aggravante mafiosa

di maga

Dieci anni di reclusione per il minorenne che nel maggio dello scorso anno a Sant’Anastasia, comune in provincia di Napoli, esplose in piazza Ammiraglio Carlo Cattaneo diversi colpi d’arma da fuoco, insieme a un complice, provocando, tra l’altro, il ferimento di una bimba di appena 10 anni che era con la sua famiglia. Il Tribunale per i minorenni di Napoli ha emesso la sentenza nel pomeriggio per i reati di tentato omicidio e porto e detenzione illegale di armi, riconoscendo l’aggravante mafiosa ma escludendo la premeditazione. La procura aveva chiesto 15 anni di reclusione. L’imputato, attualmente, ha 17 anni.

Le stesse accuse sono mosse a un 19enne, Emanuele Civita, in attesa dell’inizio di processo. Dalle indagini emerse che i due entrarono in azione in sella a uno scooter, armati di una mitraglietta e di in revolver con i quali i due imputati spararono almeno una decina di colpi scatenando il panico tra la gente e ferendo tre persone, tra cui la bimba. Secondo quanto emerso dalle indagine, i due effettuarono due giri in piazza: una prima volta ostentarono le armi, in un secondo passaggio aprirono il fuoco noncuranti che vi fossero molte famiglie e che all’interno del bar sito nella piazzetta fosse in corso una festicciola di bambini di 12 anni. Alcuni dei proiettili raggiunsero madre, padre e figlia (residenti a Pollena Trocchia) che stavano mangiando un gelato all’esterno del bar della piazzetta. Il papà, guardia giurata, fu colpito a una mano, la mamma all’addome e la piccola alla testa. Illeso un altro figlio della coppia, che aveva sei anni. La bambina fu sottoposta a due interventi chirurgici all’ospedale Santobono per l’estrazione dell’ogiva.

Quanto al movente del raid, Civita e l’amico erano stati allontanati poco prima dalla piazza per via di un litigio tra loro e altri ragazzi. Per vendicare l’affronto subito, i due decisero di firmare un raid armato.

«Questo processo – ha commentato l’avvocato Paolo Cerruti, legale delle vittime – ricalca lo stesso copione di altri due omicidi avvenuto con le medesime modalità quelli di Maimone e del musicista Cutolo entrambi vittime innocenti. In questo caso fu usato un mitragliatore ‘ster’ che non è mai stato fatto ritrovare. Segno che non c’è mai stato un sincero pentimento da parte dei due accusati che ferirono gravemente una bambina al cranio e la madre all’addome».

«Questo è il primo processo giunto a conclusione. Tra un mese si celebrerà anche quello del maggiorenne che guidava lo scooter», ha commentato il deputato dell’Alleanza Verdi Sinistra Francesco Emilio Borrelli che ha seguito sin dall’inizio la triste vicenda. «E’ bene ricordare – ha proseguito il deputato – che i due non sono sembrati affatto pentiti e uno dei due ha anche realizzato un video ironico su tik tok dal carcere minorile. Poteva essere una strage. Infatti era già emerso il profilo de due folli pistoleri. Violenti ed attaccabrighe e che utilizzano i social per esaltare la vita criminale a cui aspiravano. Il 17enne è cresciuto in ambienti malavitosi, il padre fu ammazzato in un attentato camorristico. Uno che per ripicca ha rischiato di ammazzare una bambina, di fare una strage ed aveva libero accesso ad armi da fuoco e mitragliette. Hanno offerto un risarcimento da 5mila euro alla famiglia perché dicono di essere indigenti ma indossavano quando hanno fatto la ‘stesa’ con abiti firmati da migliaia di euro. Io chiedo che in Appello la condanna non venga ulteriormente ridotta. Il minore è chiaramente un soggetto pericoloso che una volta uscito dal carcere se non pentito e seriamente rieducato tornerebbe certamente a delinquere in modo pericoloso. Inoltre va colpita la famiglia di questi soggetti che palesemente ha contribuito alla formazione criminale. Le modalità con cui hanno agito sono le stesse con cui sono stati uccisi Francesco Pio Maimone e Giogiò Cutolo».

martedì, 23 Aprile 2024 - 20:37
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