Napoli, l’allarme dell’Anm: «La politica vuole controllare le procure. La riforma non risolve problemi di efficienza»

Anm conferenza anno giudiziario 2025
La conferenza del direttivo della sezione distrettuale dell'Associazione nazionale magistrati
di Manuela Galletta

La riforma della separazione delle carriere e più in generale quella che sdoppia il Csm e istituisce l’Alta Corte disciplinare «non affronta il mondo dei problemi», «non migliorerà la qualità della Giustizia». Il giudice Valerio Riello del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere lo ripete più di una volta nel corso della conferenza stampa che l’Associazione nazionale magistrati tiene, come di consueto, a margine della cerimonia dell’anno giudiziario. «Oggi si parla della separazione delle carriere come panacea di tutti i mali, ma – avverte Riello nell’incontro avvenuto ieri a Castel Capuano dopo la protesta inscenata contro il ministro della Giustizia Carlo Nordio – la riforma non migliorerà la qualità della Giustizia». E questo perché la riforma, viene osservato in conferenza, non affronta i problemi ma va a toccare solo una categoria professionale. Per fare qualche esempio concreto: «Il processo penale telematico è entrato in vigore senza sperimentazione e molti capi di ufficio l’hanno dovuto sospendere, con tutti i problemi che ne sono seguiti. Altra criticità sono le dotazioni informatiche insufficienti», dice Riello. Diego Ragozzino, giudice civile del Tribunale di Napoli, ricorda l’endemica carenza di organico che incide sull’andamento dei processi e taglia corto: «A volte c’è una mistificazione di quelle che sono le esigenze reali». Incalza Pina D’Inverno, giudice della Corte d’Appello di Napoli: «C’è bisogno di recuperare l’accelerazione nei processi. Gli addetti all’ufficio del processo vanno stabilizzati. Ai cittadini interessa una giustizia celere e di qualità». E ribadisce: «Non contestiamo solo quello che c’è nella riforma, ma anche quello che non c’è».

Parla Nordio e i magistrati vanno via, gli avvocati invece applaudono. Lui: «Non voglio umiliare le toghe» | Video

Allarga l’obiettivo il pm Claudio Siragusa (in servizio alla procura di Napoli), ponendo l’accento anche su altre riforme come il decreto Sicurezza, l’abuso d’ufficio e le intercettazioni: «A me preoccupa la torsione autoritaria dell’ordinamento – dice -. Il dl Sicurezza porta all’incriminazione del dissenso, è pericoloso per i diritti dei cittadini».

Deviazioni a parte, il tema resta quello della protesta contro le separazione delle carriere e lo sdoppiamento del Csm. Un tema che sui cittadini fa poca presa. «Noi non cerchiamo lo scontro con nessuno – sottolinea ancora Siragusa -. La nostra preoccupazione non è mantenere uno status, tanto noi continueremo a fare i pm». La preoccupazione, come noto, è che il pm possa essere assoggettato all’Esecutivo. «L’intenzione della politica è indebolire la figura del pm e controllare l’operato delle procure», dice la presidente della sezione distrettuale napoletana dell’Anm Cristina Curatoli. E a nulla sono servite le rassicurazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio dal palco del Salone dei Busti di Castel Capuano. Anzi. L’Anm rispolvera alcuni interventi degli ultimi giorni di Nordio e dai qual i- dal loro punto di vista – si evince la finalità della riforma. «Le dichiarazioni di questi giorni del ministro Nordio sulle indagini occulte, scomode, sui fascicoli clonati, fanno capire che la magistratura ha ragione quando intravede il pericolo…», insiste Cristina Curatoli, che accusa il Governo di avere «un approccio punitivo verso i magistrati per indagini che non hanno portato a risultati sperati». Allora, la battaglia dell’Anm consiste nel lasciare il pm “legato” al giudice e lontano dall’orbita della politica: «I cittadini hanno diritto ad avere un pm che risponde ai cittadini», prosegue Curatoli.

Così facendo, invece, «si va verso un pm più esposto ai poteri forti: la politica, la finanza. E non più come un potere diffuso a presidio del territorio», osserva Maria Concetta Criscuolo, giudice per le indagini preliminari a Torre Annunziata. E sempre Criscuolo prova a spiegare le ragioni della contrarietà al sorteggio dei membri togati del Csm, sorteggio che la politica (ma anche quote di magistrati svincolati dalle correnti) indicano come unico argine allo strapotere delle correnti: «La democrazia si basa sulla selezione di persone che sono particolarmente capaci e in grado di svolgere il ruolo di mediazione. Con il sorteggio potrebbe essere eletto anche un magistrato che non ha queste capacità perché alle prime armi e quindi non in grado di rappresentarci al meglio. Dire che i magistrati non sono capaci di scegliere i propri rappresentanti e quindi imporre un sorteggio è negare la democrazia, la capacità della rappresentazione».

domenica, 26 Gennaio 2025 - 10:51
© RIPRODUZIONE RISERVATA