Separazione carriere, ultimi strali in Senato prima del voto. Nordio alle opposizioni: «Solita litania petulante»

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«La solita litania petulante». Carlo Nordio, ministro della Giustizia, esce dall’Aula del Senato quasi infastidito. Dentro è in corso la discussione generale sulla riforma della separazione delle carriere di magistrati requirenti e giudicanti che domani riceverà il sigillo di legge. I cronisti lo fermano, gli chiedono una battuta sulla conclusione dei lavori e sul perché non abbia replicato a fine dibattito: «Avevo già dato delle risposte sulla stampa. Non vedo cosa avrei potuto dire di nuovo. In compenso Balboni ha fatto un’eccellente replica come relatore». Ma in cosa sarebbe consistita la “solita litania petulante”? Pur nella consapevolezza che il voto di domani – previsto alle ore 12 – in Senato non produrrà colpi di scena, il centrosinistra è tornata ad attaccare a testa bassa la riforma.

Per il senatore Pd Marco Meloni la «riforma non affronta i veri problemi della giustizia», e lascia «irrisolti i nodi strutturali» come «i tempi dei procedimenti, la carenza di personale, la necessaria informatizzazione, le condizioni drammatiche e inumane delle carceri». Quindi, è il ragionamento di Meloni, anziché intervenire su problemi davvero urgenti si è scelto di «intervenire sulla Costituzione per motivi puramente ideologici». «Non è un caso – ha insistito Meloni – che sia Forza Italia il partito che ha voluto la separazione delle magistrature. La stessa forza politica che ha segnato la storia italiana con le leggi ad personam e con norme pensate per tutelare interessi privati anziché pubblici. È la stessa visione autoritaria che, più di cinquant’anni fa, Giorgio Almirante – esponente del MSI, lodato dal Presidente del Senato in un discorso inquietante appena domenica scorsa – teorizzava dicendo che la magistratura deve applicare la legge ‘secondo la volontà e la sensibilità del governo in carica’. Parole che oggi risuonano drammaticamente attuali». Meloni ha poi definito «inaccettabile» «il metodo scelto»: «una riforma costituzionale di questa portata entra ed esce dal Parlamento con lo stesso testo, senza alcuna possibilità di confronto o modifica. È un’umiliazione per le Camere e per la funzione stessa del Parlamento. Con la riforma Cartabia si era raggiunto un equilibrio condiviso per migliorare davvero il sistema della giustizia. Con questa riforma, invece, si compromette irrimediabilmente l’equilibro tra i poteri, sottomettendo il potere giudiziario all’esecutivo, al governo».

«Si torna a dividere il Paese – ha concluso Meloni – e a usare la giustizia come terreno di scontro politico. Noi non accetteremo questo abuso. Saremo nel Paese, tra i cittadini, a contrastare con tutte le nostre forze questa riforma, per difendere la giustizia, la Costituzione e la democrazia italiana». Francesco Boccia, sempre del Pd, ha accusato la «maggioranza di destra» di essere pervasa dalla «voglia di riscrivere la Costituzione come se e la Costituzione fosse un ostacolo e non la garanzia stessa della democrazia, proprio perché fonda la sua forza sulla separazione e sull’equilibrio dei poteri». Il Pd, ha invece osservato Boccia, vuole difendere la Costituzione «nel solco dei partiti della Resistenza, non delle nostalgie». «Difendere la Costituzione non è un atto di appartenenza politica, ma un gesto di fedeltà alla Repubblica. Noi lo facciamo nel nome di chi quella Carta la scrisse dopo aver conosciuto l’umiliazione della dittatura e la grandezza della libertà riconquistata», ha concluso Boccia.

Diametralmente opposti gli interventi della maggioranza. Registriamo le parole del senatore di Fratelli d’Italia Sergio Rastrelli: «Il gruppo di Fratelli d’Italia è orgoglioso di scrivere una pagina di storia e portare a compimento una riforma che inciderà nel tessuto istituzionale dell’Italia. Gli attacchi delle opposizioni sono il tentativo di nascondere dietro parole vuote l’incapacità di proporre una reale proposta alternativa. Sono costretti a parlare di ‘democratura’ e di ‘deriva illiberale’, perché purtroppo quando il dibattito è finito la calunnia e la menzogna sono l’arma del perdente. Dopo tanti, troppi anni mettiamo finalmente termine ad una distorta dinamica giudiziaria che ha avvelenato la vita istituzionale di questo Paese. Riconduciamo entro limiti accettabili il potere giudiziario. Promuoviamo una riforma costituzionale che è il completamento della volontà dei padri costituenti: terzietà del giudice che non può essere imparziale se non ha una carriera separata dal pm». «La sinistra dice che il centrodestra vuole sottoporre l’organo giudiziario al potere esecutivo. Nulla di più falso. La separazione delle carriere, infatti, è tipica di tutti i Paesi in cui la democrazia è più forte: dagli Usa all’Australia, passando per la Francia, la Gran Bretagna e la Svizzera. L’unico obiettivo è quello di spezzare una volta per tutte le trame di una magistratura politicizzata. Il referendum, che seguirà questo voto, è il trionfo della volontà popolare e non consentiremo l’avvelenamento dei pozzi. Difenderemo fino all’ultimo questa riforma, con la consapevolezza che quel referendum venga nel senso del prestigio e della ritrovata autorevolezza della nostra magistratura».

 

mercoledì, 29 Ottobre 2025 - 20:06
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