Clan Amato-Pagano, scarcerati in 13:
c’è anche lady camorra Rosaria Pagano
Ma il gip li manda tutti in ‘esilio’

La lady camorra di Melito Rosaria Pagano, sorella del boss Cesare e cognato del padrino Lello Amato
di Manuela Galletta

Tutti liberi, ma tutti in ‘esilio’. Tutti costretti a trovarsi un alloggio fuori dalla Campania e dalle regioni limitrofe, e per di più a osservare il rigoroso obbligo di firma. Il giudice per le indagini preliminari Anna Laura Alfano del Tribunale di Napoli prova ad arginare così gli effetti devastanti della scarcerazione in massa, impossibile da evitare, del boss Rosaria Pagano (a capo degli Amato-Pagano) e di una sfilza di gregari (tali o presunti) finiti in manette nel gennaio dello scorso anno per effetto di un’inchiesta sugli affari illeciti gestiti dalla cosca che ha la sua base operativa a Melito, ma tentacoli allungati a Mugnano, a Casavatore e a Scampia.
Con un’ordinanza depositata martedì pomeriggio intorno alle quattro, il giudice ha stabilito la scarcerazione di Mario Avolio, di Vincenzo Bolognini, di Salvatore Tufo e di Ferdinando Lizza (che erano tutti detenuti in carcere), nonché di Massimo Cesarini, Patrizio Corvietto, Gennaro D’Angelo, Giuseppe Iavarone, Giuseppe Leonardi, Luigi Leonardi, Salvatore Manzo, Giovanni Onorato e Vincenzo Barbella (tutti attualmente sottoposti ai domiciliari). Motivo: sono decorsi i termini di fase processuale. Tradotto: sono stati superati i tempi disposti dalla Legge tra l’arresto e il rinvio a giudizio o l’incartamento di un rito abbreviato. La svista sta tutta nella fase dell’udienza preliminare, fissata per il 22 novembre scorso, quindi nei tempi consentiti. In quella occasione il pubblico ministero antimafia Vincenza Marra deposita ulteriori verbali dei collaboratori di giustizia Caiazza, tre fratelli, il che spinge il collegio difensivo a chiedere un rinvio d’udienza per poter visionare l’incartamento e scegliere la strategia difensiva. Il giudice per le indagini preliminari De Gennaro del Tribunale di Napoli accoglie la richiesta, rimanda i lavori al 30 gennaio e dichiara la sospensione dei termini di custodia cautelare. Con questa manovra il gip ritiene di aver blindato il procedimento ed evitato la scarcerazione degli imputati. E, invece, no. Gli avvocati Emilio Martino e Luigi Senese rilevano un’anomalia nella decisione del rinvio: il gip ha infatti precisato che il rinvio è stato accolto per ‘legittimo impedimento degli avvocati’ e non per ‘impulso di atto processuale’. Proprio su questo aspetto si è giocata la battaglia dinanzi al Tribunale del Riesame di qualche giorno fa cui si sono rivolti i soli avvocati Martino e Senese nell’interesse di Rosaria Pagano, la sorella del boss Cesare nonché cognata di Raffaele Amato, che ha preso in mano le redini della ‘famiglia’ Amato-Pagano dove l’anno di gestione turbolenta dell’ex enfant prodige Mario Riccio. Gli avvocati hanno eccepito un vizio procedurale, sostenendo che esso rendeva nullo l’efficacia della sospensione dei termini di custodia cautelare. Questione accolta, Rosaria Pagano scarcerata. Sulla carta: la lady camorra resterà detenuta qualche altro mese perché sta terminando di scontare il residuo di una vecchia condanna rimediata nell’ambito della maxi-indagine contro il clan battezzata ‘C9’ dell’estate del 2009. Tuttavia la scarcerazione della Pagano ha fatto da apripista per le altre scarcerazioni: mercoledì mattina, in occasione della nuova udienza del rito abbreviato, gli avvocati delle quattro persone detenute in carcere su questo procedimento hanno chiesto che la decisione del Riesame si estendesse anche alle posizioni dei propri assistiti. Silenzio assoluto, invece, da parte di chi è sottoposto ai domiciliari, questo perché agli imputati conviene una detenzione preventiva meno rigida anziché dovere, in futuro, espiare un’eventuale intera pena in prigione. Tant’è: il pm Vincenza Marra prima si oppone all’estensione facendo leva su due sentenze della Cassazione, poi chiede che, in caso di accoglimento, tutti gli imputati, inclusa Rosaria Pagano, vengano spediti in esilio. Ossia: divieto di dimora in Campania e nelle regioni limitrofe, nonché obbligo di firma. E’ la linea che passa. Per tutti, ad eccezione di Vincenzo Barbella che si è visto risparmiare l’onere di dover firmare il registro delle presenze presso le forze dell’ordine.

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giovedì, 19 Aprile 2018 - 17:27
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