Quella satira ‘operaia’ che fustiga i politici Da Sergio Marchionne a Matteo Renzi, storia della lotta dei lavoratori della Fiat

di Danio Gaeta

‘Deportati’ dallo stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco a quello di Nola. Licenziati (più volte), reintegrati dal Lingotto dopo una lunga battaglia legale. E ancora a protestare su gru e palazzi istituzionali.
Mimmo Mignano e i suoi fedelissimi ne hanno fatte proprio tante. Prima con i Cobas, poi con il Comitato di Lotta Licenziati e Cassintegrati Fiat e ora con il collettivo Si Cobas. Un unico filo conduttore ha legato le manifestazioni organizzate da questo gruppo di operai metalmeccanici che si sono conosciuti tra le catene di montaggio della Fiat: la satira. Critiche e sfottò, non le hanno risparmiate proprio a nessuno. Tra i bersagli preferiti c’è l’ad di Fiat Sergio Marchionne: raffigurato su un manichino con un cappio al collo all’esterno dello stabilimento di Pomigliano d’Arco. «Volevamo denunciare i suicidi e i tentati suicidi tra gli operai in cassa integrazione», dissero dopo la manifestazione che costò il licenziamento dalla fabbrica a Mimmo Mignano e ad altri 5 operai (sono stati reintegrati dal tribunale del Lavoro). Poi è toccato all’ex premier Matteo Renzi, rappresentato vestito da clown con tanto di nasone rosso. Manifesto accompagnato da frasi tipo «Renzi rimani a casa» o «Renzi sei un pagliaccio». Lo scorso anno addirittura gli attivisti del Comitato organizzarono una sfilata di Carnevale a Napoli con tanto di maschere rappresentanti i politici nazionali.
L’ultimo a finire sotto sotto la stilettata della satira di Mignano & Co. è stato Vittorio Sgarbi, raffigurato in un manifesto con con tanto di corpo da capra e testa tagliata. Il Si Cobas, assieme al comitato 48Ohm, è pronto a lanciare il movimento politico Potere Operaio e la sede è già pronta. Chi sarà il prossimo bersaglio della loro satira?

mercoledì, 7 Febbraio 2018 - 17:47
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